• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Aminatou Haidar l’attivista che rimette i Saharawi al centro del dibattito (...)

Aminatou Haidar l’attivista che rimette i Saharawi al centro del dibattito europeo

Cosa sia la "questione Saharawi" non lo sa quasi nessuno, nonostante in questo momento stia mettendo a serio rischio i rapporti diplomatici tra la Spagna e il Marocco, a causa dell’attivista del Fronte Polisario Aminatu Haidar.

 
Ma andiamo con ordine. I Saharawi sono una popolazione del Sahara Occidentale che vive da profuga nel deserto algerino, dopo che il Marocco ne ha occupato i territori nel 75. Le relazioni diplomatiche tra il Marocco e i Saharawi, praticamente non esistono, anche perché questi ultimi sono riconosciuti ufficialmente dall’Unione Africana, ma non dall’Onu che da tempo fa orecchie di mercante rispetto a questo problema. Un problema lungo 2700 km, tanti quanto il muro che divide la popolazione saharawi dal proprio ex territorio. Un muro più lungo di quello di Berlino e più di quello di Gaza, che però, per i "grandi" della terra si perde tra la sabbia del deserto africano.
 
Aminatou Haidar è un’attivista che lotta per l’indipendenza delle popolazioni del Sahara Occidentale (candidata nel 2005 al premio Sakharov per la libertà di pensiero, e nel 2008 al premio Nobel per la Pace, e sempre nello stesso anno ha vinto il Robert F. Kennedy Human Rights Award) che da tre settimane ormai è in sciopero della fame a Lanzarote, dove è stata cacciata dopo essere stata espulsa dal Marocco. Il motivo dell’espulsione è che la Haidar sul suo visto d’entrata invece di aver scritto di essere marocchina aveva scritto di essere residente del Sahara Occidentale (il popolo saharawi, ovviamente, non è riconosciuto dal Marocco), e così il Marocco l’ha espulsa dato che, dicono le autorità marocchine “ha rifiutato la sua nazionalità” e l’hanno messa sul primo volo per le Canarie. La Spagna, ex colonizzatrice in terra sahariana, a quel punto si è dovuta accollare la patata bollente e ha proposto all’attivista la cittadinanza spagnola “a titolo eccezionale”; cittadinanza rifiutata dalla Haidar, con l’accusa alla Spagna di fare il gioco del Marocco.
 
Zapatero, alla terza settimana di digiuno dell’attivista, ha dovuto ammettere che ci sono “difficoltà” nei rapporti con lo stato africano. “È normale che a volte possano sorgere difficoltà diplomatiche tra la Spagna e i suoi vicini, ma alla fine deve prevalere l’interesse generale”. Il problema, però sta proprio nel concetto di interesse generale, che tra Spagna e Marocco sembra non convincere, e nel frattempo a farne le spese è la Haidar. Nel frattempo il ministro degli esteri Miguel Ángel Moratinos ha chiesto al Parlamento di firmare una petizione in cui si chiede alla pacifista di interrompere lo sciopero della fame e al Governo marocchino di assumersi le proprie responsabilità.
 
E’ stata anche paventata l’ipotesi di alimentazione forzata, ma i giudici sono divisi dato che l’ultima legge sull’Autonomia del Paziente permette a quest’ultimo, appunto, se nel pieno delle proprie capacità mentali, di non alimentarsi e questa sembra essere la volontà della Haidar.
 
Il console Marocchino alle Canarie ha detto che la Haidar “riceverà la cittadinanza in mezz’ora, se solo chiederà scusa al re”, ma la Haidar, che ha già passato sei anni nelle prigioni marocchine, non sembra intenzionata a farlo. Impotente, anche questa volta, sembra l’Onu davanti all’impasse che si fa sempre più forte dal momento che stamattina la Haidar ha rifiutato qualsiasi visita medica.
 
Bloccata nell’aeroporto come una moderna Viktor Navorski, il personaggio di Tom Hanks in The Terminal, la Haidar è riuscita dove da anni la diplomazia fallisce, ovvero portare l’attenzione della causa saharawi all’attenzione del grande pubblico e la Spagna di fronte alle sue responsabilità di ex colonizzatrice.
 
Dal Fronte Polisario (Fronte di Liberazione Popolare di Saguia el Hamra e del Río de Oro) che rappresenta il popolo saharwi, fanno sapere che il rischio è alto. I Saharawi hanno portato avanti la propria battaglia per i propri diritti in maniera pacifica, chiedendo un referendum per l’autodeterminazione, che il Marocco non ha mai voluto concedere (ufficialmente sono in trattative per decidere una data), ma adesso il Fronte minaccia di abbandonare la strada pacifica, nel caso in cui l’attivista dovesse malauguratamente perdere la vita. Il Segretario generale del Fronte e Primo Ministro dell’autoproclamata Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi (Rasd), Taleb Omar, ha sostenuto oggi che se la Haidar muore finiranno gli “argomenti per continuare una via pacifica”. Un’affermazione forte rischia però di indebolire la lotta dei saharawi, col rischio di farli passare per semplici terroristi agli occhi di chi non ne conosce bene la causa.
 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares