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Chissà che la cabala non sia a favore delle lavoratrici in lotta per un sacrosanto diritto, quello della conservazione del loro posto di lavoro.
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L’art. 1 della Carta dice:
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
Peccato non dica pure chi "deve" creare questo lavoro: Visto il "sacrosanto diritto" forse la Chiesa?
Poi la pretesa di conservarlo anche a vita...
Ognuno può divenire datore di lavoro di sé medesimo... "demose da fa’" disse Papa Wojtyla.
Ecco una mia lettera
pubblicata su "Il Gazzettino"
venerdì 5 Maggio 2006
nel fascicolo del Friuli
L’Italia consegnata ai sindacalisti
Uno comunista, l’altro cattolico. Entrambi alla terza e alla seconda carica dello Stato, manca solo un Presidente della repubblica nato nel centro studi della Cgil e ci sarà il cappotto. Avete fatto caso alla campagna elettorale? Nessuno ha detto come fare per aumentare la torta (la ricchezza prodotta). Tutti si sono posti solo il problema di come dividerla.
Renzo Riva
Buja
ed un’altra in data 11 dicembre 2004
stessa rubrica delle lettere e stesso fascicolo
UDINE
Troppa gente
alle dipendenze
dello Stato
Bisogna ridurre il personale in esubero nell’amministrazione pubblica, per liberare le risorse necessarie al finanziamento delle politiche per la riduzione dell’insostenibile pressione fiscale, per la ricerca e lo sviluppo. Bloccare il turnover quale toccasana per conseguire i risultati sopraddetti è velleitario e propagandistico. Il fattore "tempo" è sfavorevole, perché la dinamica del turnover è troppo lenta nel produrre i benefici ricercati, poiché i risultati si conseguiranno solo nel lungo termine. Inoltre le necessità di reperire le nuove professionalità sconsiglia quella che potrebbe configurarsi come una nuova rigidità nel mercato del lavoro.
Ricordo che durante il governo dei sinistri "Prodi-D’Alema-Amato", l’apparato alle dipendenze statali fu sfoltito di 290.000 unità, alla chetichella, senza contrasti sindacali, perché le stesse unità furono poste sul groppone del contribuente, lavoratore o detentore di capitali; nella migliore continuità dell’Iri di Prodiana memoria, con prepensionamenti e incentivi. Si doveva invece licenziare e dare un reddito minimo di sussistenza, come normalmente assicurano molti Stati nostri competitori, europei o extra-europei e taluni anche senza corrispondere alcunché.
Invece, fino ad oggi, questo governo ha assunto circa 119.000 unità d’impiegati sta-tali (non so se lavoratori). L’industria privata non assistita, che compete nel mercato mondiale, sarebbe fuori mercato qualora applicasse la ricetta statale.
Ripeto: chiunque sia al governo dovrà tagliare le spese improduttive per liberare risorse finanziarie, indispensabili per l’innovazione dei nuovi processi produttivi e la ricerca, i soli che possano permettere la competizione nel mercato internazionale e che potranno coadiuvare politiche di riduzione della pressione fiscale. Invece si continua nel vecchio malvezzo dell’assistenzialismo ad attività fuori mercato, con costi grandemente maggiori delle politiche di sussistenza per chi sarà interessato dalla chiusura delle stesse. E intanto il mercato del vero lavoro langue; quello assistito prospera, compreso l’intra- e l’extra-comunitario.
Un appunto alle sofferenze industriali del nostro Friuli.
Le odierne vicende delle car-tiera Burgo di Tolmezzo ed Ermolli di Moggio Udinese, che operano fuori mercato. In Finlandia sono prodotte bobine di carta con un fronte di 11,60 metri (hanno materia prima, acqua a volontà, centrali nucleari). E giù a far finta di finanziare depuratori che poi non sono realizzati; una maniera surrettizia di finanziare i livelli occupazionali. Altro per l’ex-Manifattura di Gemona.
Ricordiamo ancora i nomi: Cumini? Comello? Patriarca? Dilapidarono miliardi di Lire d’intervento pubblico, per poi chiudere. E poi ci vengono a dire che serve importare manodopera! Facendo mente alla Zona Industriale di Osoppo, dicono niente le esperienze industriali dei gruppi Pittini e Fantoni? Nel "Gruppo Pittini" nell’ anno 1973 si producevano circa 180.000 tonnellate di vergella; nell’anno 1979 circa 360.000 tonnellate, con circa 1500 unità lavorative; nell’anno 1989 circa 700.000 tonnellate con circa 1100 unità lavorative; oggi anno 2004 circa 1.000.000 tonnel-late con circa 700 addetti. Per non dire di tutte le piccole aziende che operano senza particolari aiuti.
Nell’apparato statale invece, nonostante "pensionati baby", scivolamenti, svii e deragliamenti, procedure informatizzate ed altre diavolerie moderne, prosperano i "lavori socialmente inutili". Sempre per la nota teoria: e poi chi vota chi?
Renzo RIVA
Buia