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Al contrario, a L’Aquila, la maggioranza tiene: C.A.S. 53,7%, C.A.S.E. 29,7%, M.A.P. 4,8% e ...!

Da Palazzo Grazioli, confortato da Gianni Letta, ha reputato d’aver “saputo reagire al terremoto costruendo in 10 mesi abitazioni antisismiche per oltre trentamila persone collegate a scuole, asili, negozi e chiese”.Mentre, a L’Aquila, 25.931 persone (pari al 53,7% di 48.263 assistiti e/o alloggiati) vivono ancora fuori dalla propria abitazione, con un semplice “Contributo di Autonoma Sistemazione” e 22.332 persone risultano alloggiate in ben undici diverse situazioni. Quindi, la maggioranza assoluta della popolazione colpita dal sisma del 6 aprile 2009 ha provveduto direttamente a cercarsi un alloggio in cui vivere e, quando va bene, riceve un C.A.S. ammontante a 100 Euro al mese, per ogni componente del nucleo familiare.
 
La minoranza alberga in parte nelle strutture ricettive delle quattro Province d’Abruzzo o fuori Regione: 3.009 persone, pari al 6,2%; oppure accampa nelle Caserme de L’Aquila: 545 persone (1,1%), ovvero staziona in abitazioni con affitto agevolato o concordato: 2.099 persone (4,4%). Nelle strutture abitative predisposte dal D.P.C. (vale a dire da Guido Bertolaso) e poi concesse in “comodato d’uso”, stanno appena 14.356 persone (pari al 29,7% del totale). E solo 2.323 persone (4,8%) alloggiano nei M.A.P., ossia nelle “casette in legno” allestite da Bernardo De Bernardinis, in extremis, anche nelle frazioni e nel capoluogo de l’Aquila.

 
Le 185 case del Progetto C.A.S.E., realizzate dall’ing. Gian Michele Calvi nei 19 insediamenti ovunque sparpagliati, sono costate la modica cifra di 804 milioni d’euro. Vi volevano alloggiare prima 15mila e poi 17mila persone: una parte di coloro con casa inagibile o distrutta e soltanto se ubicata nel capoluogo. Per installare tutti i M.A.P. (cioè compresi quelli dei comuni del cratere) la spesa è stata pari a 232 milioni d’Euro. Enormi anche i costi sostenuti per il protrarsi senza logica apparente delle sistemazioni nelle strutture ricettive, pure fuori della Provincia de L’Aquila (1.075 persone sulle 3.009 in totale). E rilevanti gli ulteriori disagi provocati per C.A.S. arretrati da mesi e per debiti inevasi con gli albergatori che hanno minacciato di mettere alla porta i “villeggianti” per necessità. Viceversa, molti lavori effettuati per conto della Protezione civile non sono stati pagati come da contratto: scandalosa la lievitazione dei costi delle forniture e delle opere realizzate sia rispetto al preventivo sia in base agli importi appaltati; misterioso l’accumulo dei debiti contratti dal capo della protezione civile verso imprese, A.T.I. e R.T.I. esecutrici dei lavori, nel più grande cantiere del mondo.
 
I cittadini sono stati “ignorati” o denigrati e, giunti a Roma, anche sfiorati dai manganelli dei “caramba”, anziché da quelli di Manganelli, ma solo perché c’erano anche tanti altri sindaci assieme a Cialente che teneva la sua fascia tricolore ripiegata nella mano anziché sul petto. Non per vezzo, ma per protesta contro la mancanza di fondi certi per la ricostruzione vera della sua città e per la fine repentina dell’esonero dal pagamento di tasse, tributi e mutui, così come stabilito dalla prima versione della manovra di Tremonti.
 

Perfino 200 parlamentari del PD, in “visita” a L’Aquila, sono stati ben “castagnati”, ma dai partecipanti all’assemblea cittadina e per aver fatto scarsa opposizione alle scelte del governo. Così Bersani s’è dovuto scusare ed impegnare a sostenere la raccolta di firme per una “legge organica” sulla ricostruzione, contenente una “tassa di scopo” atta a garantire fondi certi e duraturi, per l’immane lavoro ancora da compiere nella ricostruzione della città e del territorio. Sebbene, ma solo il 26 Luglio, alla presenza di “esperti” esterni, il Commissario per la ricostruzione avesse annunciato l’apparizione improvvisa dei soldi necessari, addirittura “sul proprio conto personale”. Probabilmente, solo un fuoco fatuo nel workshop “L’Aquila 2020, e poi?”. Ora si vedrà. Ma mai più senza la partecipazione degli Aquilani.
 
Parte di questa nuda e cruda realtà è stata ben descritta nei loro blog e riportata anche in AgoraVox. Perciò, occorre precisare solo che i dati sopra riportati sono tratti dai “report” regolarmente pubblicati, ogni martedì, dalla S.G.E. (Struttura di Gestione dell’Emergenza del Commissario delegato per la Ricostruzione, nonché Presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi). Se tutto ciò non verrà mai mostrato nei salotti televisivi con vespasiano incorporato, perché dimostra che il “miracolo” della (ri)costruzione è ancora tutto da compiere, allora, in “ghe pensa lù”, si veda una replica al verbo del (speriam per poco) premier: manifestando l’intenzione di tornare a L’Aquila con la sua Protezione civile, disse: “Purtroppo le istituzioni locali non hanno saputo intervenire per dare il via ai lavori e quindi riprendiamo nelle mani la ricostruzione”.
 
Solitamente, pria del canto del gallo, smentisce tutto ciò che dice prima di cena. Non questa volta, con all’orizzonte una neo-campagna elettorale. Perché la propaganda è sempre stata l’anima del suo successo. Nel frattempo, Bertolaso s’è recato sul luogo del terremoto solo a ritirare le cittadinanze onorarie d’un paio di comuni diversi dal capoluogo dichiarando che una legge per la ricostruzione non serve proprio a nulla. Per “fare” di tutto, anche nell’ennesima fase dell’emergenza, esautorando tanto i poteri locali quanto la cittadinanza riunita in assemblea permanente, basta solo predisporre delle astruse “ordinanze” che “cesare” ha firmato a iosa e, a volte, anche solo perché sollecitato dall’assessore all’Ambiente Daniela Stati. Qui, si racconta la storia di costei che poi s’è dimessa perché interdetta dai Pubblici Uffici, forse per via d’un diamante da 15-20mila euro di dubbia provenienza e d’un “grosso” televisore recapitato al carcerato padre.
 
In attesa di sviluppi settembrini, in altra veste, ecco la reale condizione alloggiativa della popolazione al 487° giorno dal sisma.

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