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 Home page > Tribuna Libera > Addio Repubblica Italiana: l’Italicum passa alla Camera

Addio Repubblica Italiana: l’Italicum passa alla Camera

Con 315 voti favorevoli e 237 contrari, l'assemblea di Montecitorio ha approvato ieri la nuova legge elettorale. “Il cuore dell’Italicum è salvo”, si sono affrettati a celebrare gli organi dell’informazione di Regime.

Una parola, quest’ultima, che può essere usata ora senza remore. Ieri, infatti, è morta la Repubblica Italiana, come prevista dalla nostra Costituzione ed è stata sostituita da qualcosa che in regime si salderà assai presto. Una morte di cui non si sta accorgendo quasi nessuno, mentre l’attenzione della pubblica opinione è stata artatamente indirizzata verso temi di contorno. Una svolta, quella ratificata dal voto di ieri, verso quel bipartitismo che è sempre stato nelle corde, e nelle dichiarazioni programmatiche, tanto dei dirigenti piddini quanto di Berlusconi; che pare, e di fatto è, la realizzazione del Programma di rinascita nazionale che fu della P2.

Esagero? In fondo al paese è questo che serve? Dovrei dimostrare “un po’ buon senso”. Se non considerassi tragico questo momento, mi verrebbe da a ridere, considerando che appelli in tal senso ci arrivano anche da “sinistra”; dalla stessa parte, cioè, che per decenni non ha esitato ad accusare chi volesse usare l’orrido senso comune, di qualunquismo, più o meno piccolo borghese, quando non di cripto-fascismo. Bene. Proprio usando il buon senso, e conoscendo un po’ la nostra società, non dovrebbe essere difficile capire cosa diventerà il bipartitismo all’italiana: una gara tra populismi complementari. Sì, neppure contrapposti: un modo per spartirsi assunzioni e appalti, e quindi voti, e quindi potere, state sicuri che i nostri due partiti lo troveranno. L’Italicum, dunque, non è quello che serve al paese, ma il suo esatto contrario. E, ribadisco, è l’anticamera di un regime.

 “Siamo realisti”, dice ancora qualcuno “non siamo al bipartitismo”. No? Riassorbito il fenomeno M5S, lasciata la Lega nel suo ghetto, e introdotte quelle quote di sbarramento per chi volesse correre da solo, come volete chiamare quel che resta? Siate realisti, voi, piuttosto; cercate di capire che i vostri partiti, non arrivano, probabilmente, neppure a raccogliere i voti di metà degli italiani. A voi fare i conti, con ragionieresco realismo, mettendo nel calcolo anche i milioni che a votare orami non vanno più. A noi ricordarvi che un’Italia che non è, né vuole essere piddina o berlusconiana esiste eccome. Un’ Italia che non è affatto marginale; che anzi è maggioritaria e solo deve trovare la propria rappresentanza. E che non può essere condannata, in eterno, a restarsene fuori dal Parlamento.

Sì, in eterno, e sempre per quella soglia di sbarramento assurdamente alta, insensata quando la governabilità dovrebbe essere già garantita dal premio di maggioranza. Il cui solo scopo è quello di congelare il nostro sistema politico. Nuovi partiti potranno anche sorgere, ma è quasi impossibile che possano arrivare, da subito, a quel maledetto 8%. Se ne dovranno restare fuori dal Parlamento, condannati, con la complicità del sistema informativo meno libero dell’Occidente, al più completo silenzio. Nasceranno, saranno costrette in un cantuccio e lì, ineluttabilmente, moriranno. Da domani e per sempre, insomma, potremo scegliere se essere berlusconiani, piddini o extraparlamentari. A questo si aggiunga che sono state confermate le liste bloccate, che neppure si parla di rendere obbligatorie le primarie, ed è bella è pronta la ricetta per fare dell’Italia proprietà privata dei capi-partito. Manca solo un ingrediente? Ci stanno già pensando, non preoccupatevi.

A conti fatti, pare che all’Italicum siano mancati una 50ina di voti, rispetto alla teorica maggioranza di governo. Di che pensare a “limitare il volto segreto”. Lo tweetta anche quell’anima bella, e fin qui a me sconosciuta della piddina Onorevole Alessandra Moretti: “Le battaglie si fanno a viso aperto”.

Di che spellarsi le mani. Ricapitolando. Il Gran Capo decide, i parlamentari sarebbero liberi di palesemente approvare e sopravvivere o palesemente votare contro e scomparire. Se lo facessero da soli, non sarebbero ripresentati nelle liste bloccate. Se fossero in un gruppetto, e magari pensassero di formare un proprio movimento, potrebbero lo stesso prepararsi a tornarsene a casa: grazie a Mr 8% là, a casa propria, alle successive elezioni possono esser sicuri di restare.

E questa che razza di democrazia sarebbe?

È quel che spero si chieda la Corte Costituzionale. Non sono un costituzionalista, ma in un paese gestito da mentecatti, dove si “obliterano” i biglietti sugli autobus, la Costituzione brilla per assoluta chiarezza. Non è scritta in burocratichese; le sue parole sono state scelte per essere capite da tutti. Nessuno, non mi importa che titoli possa vantare, mi potrà mai convincere che un Parlamento come questo, eletto con un sistema diverso dal proporzionale puro, possa legittimamente modificare la nostra Carta Fondamentale. E se qualcuno vuole convincermi che la legge elettorale non abbia rilevanza costituzionale, sta offendendo la mia intelligenza.

Se nessuno farà niente, se l’Italicum diventerò davvero legge dello Stato, prepariamoci a mettere da parte De Gasperi, Nenni e Togliatti (Di Parri e degli azionisti conserviamo memoria solo in pochi Carbonari): piazze, vie e monumenti saranno dedicati a Licio Gelli, nuovo padre della Patria.

 

Foto: Sel/Flickr

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.85) 12 marzo 2014 11:06

    Sig. Daniel,

    sono pienamente d’accordo con lei. Spero che molta gente legga - e capisca - questo articolo. Ma, più ancora, spero che la Corte Costituzionale agisca molto prima del consueto. Ma, più ancora, spero che la legge venga cassata al Senato e, subito dopo, i responsabili di questo scellerato tentativo di golpe vengano riconosciuti e additati al popolo (e, chiaramente, fra i responsabili annovero anche i semplici parlamentari in malafede, non solo i mandanti).

    Cordiali saluti,
    Gottardo

  • Di Persio Flacco (---.---.---.202) 12 marzo 2014 11:22

    Concordo col suo articolo. La governabilità è solo un pretesto per limitare la democrazia.

    E’ questa la tesi che ho sostenuto nella lettera che ho inviato al direttore dell’Unità quattro giorni fa e che copio di seguito. Lettera alla quale, ovviamente, non ho ricevuto risposta, perché qualunque risposta sarebbe compromettente per il direttore dell’organo del PD.

    --------------------------------------------
    Caro direttore, con la discussione sulla legge elettorale la solità esisgenza di governabilità, tra liste "limitate", sbarramenti e premi di maggioranza, sta facendo emergere preoccupanti deragliamenti costituzionali. E spiego perché a mio avviso sta avvenendo questo.

    In democrazia la pluralità delle opinioni è un valore imprescindibile perché è solo da questa, dalla possibilità di confrontare idee diverse, che si può ottenere la migliore capacità di elaborare le decisioni più adeguate.

    Per questo le minoranze devono essere tutelate e garantite e a nessuno deve essere impedito o limitato il diritto ad accedere all’Agorà e ad esprimervi le sue idee.

    Qualunque mezzo che limiti questo diritto sia adottato, per qualunque motivo, limita la democrazia.
    Nell’organo legislativo dovrebbe quindi essere rappresentata il più possibile la varietà di opinioni esistenti nel popolo: il sovrano democratico che decide a maggioranza.

    Secondo me, e secondo il Costituente, il miglior metodo per la formazione della rappresentanza in Italia sarebbe dunque il proporzionale puro, senza soglia minima, senza limitazioni di collegio, senza ballottaggi e premi di maggioranza.

    La stabilità del governo non dovrebbe essere garantità attraverso la semplificazione forzata della composizione parlamentare, dovrebbe essere garantita in altro modo. Innanzitutto riportando alla sua funzione originaria l’organo esecutivo.

    Il Governo non può e non deve sostituirsi al Parlamento, salvo nel caso in cui si verifichino eventi eccezionali che richiedono e giustificano l’emanazione di leggi nel più breve tempo possibile. Nella gestione ordinaria il Governo deve limitarsi ad attuare le leggi emanate dal Parlamento ed eventualmente a proporne di proprie sottoponendole al giudizio ultimativo dell’organo sovrano per eccellenza.

    Di fatto invece nell’ordinamento materiale del nostro Paese il Governo si è gradualmente sostituito al Parlamento, che è ridotto ormai a notaio dei suoi provvedimenti legislativi.

    Per questo motivo è anche comprensibile che il Governo diventi instabile quando l’azione legislativa che pone in essere non è condivisa da chi sarebbe propriamente designato ad esercitarla in qualità di rappresentante dei cittadini. Se il Governo si limitasse ad attuare le leggi nell’amministrare lo Stato o se si limitasse a proporre al Parlamento provvedimenti legislativi rimettendosi, come dovrebbe, al suo giudizio e uniformando la sua azione di conseguenza, non vi sarebbe motivo di considerare ogni modifica o rifiuto come una sfiducia.

    Eppure questo è ciò che avviene, e così avviene perché nella Costituzione materiale è stato di fatto istituito una sorta di regime presidenziale in cui al Governo è riconosciuto un ruolo preminente rispetto al Parlamento anche in materia legislativa.

    Se non vi fosse conflitto di poteri legislativi, e il Governo si limitasse alla sua funzione esecutiva, non vi sarebbe motivo di mantenere per tutta la legislatura la possibilità per il Parlamento di togliere la fiducia al Governo.

    Del resto non è scritto da nessuna parte che il Governo debba avere *in ogni istante* della sua permanenza in carica la fiducia del Parlamento, questo è, anzi, espliticitamente escluso dalla Carta Costituzionale:

    --------------------------
    Costituzione, Parte seconda, Titolo III, art. 94
    Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.
    Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale.
    Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia.
    Il voto contrario di una o d’entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni.
    La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.
    --------------------------

    L’esigenza di garantire la cosiddetta "governabilità" al Paese appare dunque come un mero pretesto per mantenere in vigore gli effetti di una Costituzione materiale che ha istituito abusivamente un regime di primato del Governo sul Parlamento.

    Se si volesse garantire maggiore stabilità al Governo senza per questo ricorrere ad antidemocratiche (e incostituzionali) limitazioni nella libera espressione del voto da parte dei cittadini introducendo sbarramenti e artifici che lascerebbero senza rappresentanza milioni di cittadini mettendo nelle mani dei partiti maggiori il potere di interdizione della minoranze, si dovrebbe semmai rafforzare quello che già l’articolo 94 della Costituzione stabilisce.

    Salvo casi eccezionali il Parlamento dovrebbe votare la fiducia al Governo una sola volta: all’atto del suo insediamento. E al Governo dovrebbe poter essere tolta la fiducia solo con un voto motivato e a maggioranza assoluta.

    Tutto questo con il Presidente della Repubblica che è garante della corretta dialettica tra Parlamento e Governo.

    Quella che oggi viene spacciata come esigenza di assicurare stabilità e governabilità al Paese è invece il tentativo di rendere istituzionale uno stato di fatto in cui l’ordinamento è stravolto da una prassi che vede il Governo accentrare poteri legislativo ed esecutivo insieme ed essere sempre più espressione non della volontà popolare bensì espressione dei partiti politici.

    E questo puzza di P2 lontano un miglio.

  • Di (---.---.---.215) 12 marzo 2014 16:04

    Ci siamo tutti illusi di contare qualcosa andando in cabina elettorale.
    Solo ora mi rendo conto chi aveva ragione:

    "La differenza tra dittatura e democrazia è che in democrazia prima si vota e poi si prendono ordini,
    in dittatura non dobbiamo sprecare il nostro tempo andando a votare"

    Charles Bukowski)

  • Di (---.---.---.35) 12 marzo 2014 17:05

    Un cumulo di sciocchezze che non vale neanche la pena di controbattere, tanto fra qualche mese cadranno nel dimenticatoio dei nostalgici del passato.

    • Di (---.---.---.35) 12 marzo 2014 17:07

      P.S.: iscriviti anche tu, insieme a Paolo e Pignata, nel club dei consiglieri (non rischiesti) del megafono, chissà che facendo gruppo il guru, cioè il vero capo, non vi degni di qualche considerazione.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.202) 12 marzo 2014 23:01

    Pur essendo politicamente da tutt’altra parte, per chiarezza ed efficiacia espositiva ho apprezzato l’intervento di Giorgia Meloni (al punto orario 3:44:15 del filmato):

    http://webtv.camera.it/evento/5801

    Del resto, al punto in cui siamo, non c’è più una divisione tra destra e sinistra in cui prendere posizione, la divisione è tra favorevoli e contrari allo stravolgimento della democrazia in questo Paese.

  • Di Daniel di Schuler (---.---.---.16) 13 marzo 2014 00:39
    Daniel di Schuler

    Grazie innanzitutto per avermi letto.

    Grazie a Gottardo per il suo sostegno; grazie a Persio per il suo contributo. Su questi temi abbiamo posizioni pressoché identiche. Grazie a chi ha scovato quella frase del vecchio Buko. Grazie anche all’anonimo che mi critica così cortesemente. Credo che, durante il ventennio penultimo scorso, mi avrebbe semplicemente definito “passatista”. Se ho capito bene, mi ha anche dato dell’aspirante grillino. Beh, ho preso del fascista e del comunista, del democristiano e del sessantottino, del sionista e dell’antisemita, in questi anni. Nessuno mi ha mai dato del liberale e dell’azionista. Peccato. Per quel che valgono le etichette a questo punto, è quello che sono da sempre.

  • Di (---.---.---.180) 13 marzo 2014 09:28

    L’errore commesso dai padri nel dopo guerra? 
    Non avere capito che il carattere non si forgia nell’agiatezza ma nel superare i problemi della vita quotidiana.
    Gli scarsi risultati del 3° millennio? Sono da attribuire all’apatia dei Giovani 
    e alla disonestà (dei sessantottini che appartengono alla classe manageriale e politica) serva dei capitalisti che dopo là discesa in campo di SB ha spianato loro la strada.
    Rendendo l’Italia quello che è. Un grande mercato delle vacche dove il popolo sarà solo lo spalatore di letame. Sono più di venti anni che non investono un fico secco in’Italia per ammodernare le industrie
    Rende di più quotarsi in borsa e spostare gli stabilimenti nei paesi esteri dove il lavoro costa meno. 
    L’ITALIA è la patria del precariato funge da riserva del domani.
    Quando il lavoro a basso costo nei paesi sottosviluppati finirà scongeleranno i nostri precari.
    Ho fatto un sogno utopico? Il Popolo si destava (finalmente ) e si univa per formare una -SPA- del lavoro
    Non esistevano più padroni chi aveva bisogno di manodopera si doveva rivolgere alla (-SPA-del lavoro)
    Pagando la manodopera di qui abbisognavano ad un prezzo stabilito dalla (S.P.A del lavoro) 
    Il Tutto adeguando là manodopera al costo (reale) della vita ed hai costi di mercato
    I Cosi detti padroni che hanno sfruttato avidamente per secoli non esistevano più. 
    il Popolo poteva scegliere Diventare padrone di se stesso ho prestatore di manodopera. 
    La differenza del padrone di se stesso? 
    Al padrone di se stesso Tolte le spese totali documentando il tutto rimaneva il 20% netto in più.
    La vera UTOPIA? Cosi facendo in un solo colpo avevano fatto sparire tutta la classe Politica serva delle lobby
    E le lobby stesse che non potevano più sfruttare il Popolo.
    Annullando di colpo tutti gli sprechi Perché il Popolo aveva solo un pensiero comune
    Unire le menti per fornire idee produttive con benefici per tutti.
    Chi non accettava? Era libero di andarsene via portando con sé per carità cristiana solo il 20% dei suoi possedimenti.
    PS Potrebbe essere un sogno che si avvera? Speriamo di SI.VITTORIO 

  • Di (---.---.---.98) 13 marzo 2014 11:10

    Dissento un po’: l’Italicum è solo "il certificato di morte" della Repubblica.


    Anche la gara fra populismi complementari, ormai, ha fatto il salto (in basso) di qualità: siamo arrivati al "Capo carismatico in diretto rapporto con le masse" Berlusconismo, Grillismo, Renzismo, tutti certificati in modo diverso ma tutti uguali nella sostanza (Renzi è l’ultimo arrivato non è certo che ce la faccia però....). Ne nasceranno altri, almeno ci proveranno di certo, populisti sì ma soprattutto qualunquisti, della serie: come dire e fare tutto ed il contrario di tutto, senza ideali, progetto politico, evitando di dire che tipo di Paese vorresti costruire....ecc. 

    Di questo Lei ha già scritto recentemente: inserirei in questo articolo parte dell’ultimo paragrafo di "Espulsioni nel m5s: fra Fuehrerprinzip e cittadinanza".

    In buona sostanza, gli italiani, cittadini non lo sono mai stati , almeno non dal punto di vista del CIVISMO, dell’interesse alla comunità, di quale futuro si vorrebbe. Le ideologie non dogmatiche, quelle chiare, che risultano dall’idea più grande, "Che tipo di Paese voglio costruire votando, iscrivendomi, partecipando alla vita politica, candidandomi?", le ideologie che hanno dieci principi base, pilastri che sostengono il tutto, chiari e riconoscibili ai cittadini, nel rispetto dei quali lavorare, che fine hanno fatto??

    Finiti, a causa nostra; ci meritiamo ampiamente dei Fuehrer, meritiamo anche di sentirci nemici anzichè italiani, sulla base di differenze partitiche, tutti fedeli oppure eretici, mah.....

    In fondo l’Italicum è specchio fedele: oligarchie affermate a confronto con quota di sbarramento ad altre in gestazione................. In fondo votiamo, più democrazia di così.....!
    Un Saluto
    Enzo 


    • Di Persio Flacco (---.---.---.202) 13 marzo 2014 20:27

      Che gli italiani abbiano una percezione della cittadinanza mediamente debole è certamente vero. Probabilmente la storia del nostro paese è la causa prima di questa debolezza. Tuttavia va anche considerato che in Italia hanno agito, e agiscono, poteri reali che di certo non aiutano a rafforzare il senso civico.
      Ad iniziare dal dominio cattolico/vaticano sulla pubblica istruzione: un potere che di certo non si può definire di tendenze mazziniane e risorgimentali. 

      E come si riempie di emozione, dunque di sostanza, la materia della quale è fatto il senso civico dei ragazzi se quelli che hanno fatto l’Italia vengono raccontati come personaggi storici pari agli altri e non come padri della Patria?
      E la Resistenza, i valori che l’hanno animata e gli episodi e le persone che l’hanno costruita, come viene trasmessa a scuola?

      E poi: non è forse vero che dal secondo dopoguerra in avanti la sovranità del nostro Paese è stata limitata in vari modi, alcuni dei quali parecchio opachi, da noti soggetti internazionali allo scopo di assicurarsi la sua assoluta fedeltà atlantica ed escludere la possibile scelta di neutralità?

      Insomma, la scarsa coscienza civile non è solo colpa degli italiani e della loro storia, è anche una condizione appositamente coltivata, se non imposta, da poteri forti e reali.

  • Di Daniel di Schuler (---.---.---.244) 13 marzo 2014 11:58
    Daniel di Schuler

    Grazie anche a Vittorio ed Enzo. I giovani. Noi, e soprattutto i nostri fratelli maggiori, li abbiamo traditi in tutti i modi possibili. Spero solo siano clementi, il giorno in cui ci presenteranno il conto. Il nostro civismo? Non ne resta traccia. Esisteva, fino a non molto tempo fa, un’etica borghese. Negata, più che disprezzata, ma reale e fondata sul dovere. Prima di tutto quello di fare, e al meglio, il proprio lavoro. Credo che la nostra ricostruzione spirituale debba partire da qualcosa di tanto elementare come premiare i migliori. Oggi, come quasi sempre, mettiamo loro in mano una valigia.

  • Di (---.---.---.2) 14 marzo 2014 12:07

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