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A Terzigno non ci sono facinorosi o cammorristi in strada ma cittadini

Negli anni del televoto, ultimo mezzo di espressione popolare, vedere la popolazione di Terzigno in prima linea nel tentativo di riappropriarsi del proprio territorio non può lasciare indifferenti.

Eppure, proprio queste persone aspettano delle risposte, dei segnali, che fino ad ora sono arrivati solo sotto forma di agenti muniti di scudi e manganello. Sono famiglie che si dividono in turni per non lasciare mai i presidi che hanno organizzato, che hanno chiuso i negozi per partecipare attivamente alla protesta e ai cui figli, in questi giorni, non è permesso andare a scuola. Sono persone che da anni rinunciano a una vita normale, in cui non si convive con la puzza proveniente dalle discariche, siti militarizzati ai quali non ci si può avvicinare; o con la paura di contrarre l’ennesimo tumore.

Si riuniscono nella pizzeria “Il Rifugio”, in via Panoramica, quella che collega Terzigno a Boscoreale, cercano di saperne di più, qui il passaparola vale più di una comunicazione da parte delle istituzioni a cui non credono, e che, d’altronde, non ci sono mai state.


Indipendentemente dalle discariche al centro dell’attenzione, infatti, il territorio in questione è sempre stato per sua natura oggetto dell’interesse delle organizzazioni criminali che, negli anni, hanno scaricato illegalmente qualsiasi tipo di rifiuto, dando vita a discariche abusive.

In questo quadro nel 1988 viene aperta la discarica S.A.R.I., nonostante si inserisca nel Parco Nazionale del Vesuvio e per di più sorga vicina a importanti centri abitativi. Questa discarica fa il suo corso senza sfuggire al controllo della camorra, finendo poi per essere chiusa nel 1994, quando viene collocata tra le industrie insalubri di I classe (punto B100 dell’ allegato al Decreto Ministero Sanità 5 settembre 1994) secondo quanto disposto dal Testo Unico delle leggi sanitarie (Regio decreto 27 luglio 1934, n.1265, artt. 216 e 217).

Nel tentativo di tamponare quella che hanno definito (allora e per sempre) “l’emergenza rifiuti”, nel 2008 il governo decide di riaprire questo sito, che, nonostante le promesse, non è mai stato messo a norma e il cui terreno non è mai stato bonificato. Nondimeno, è dimostrato che senza una riorganizzazione totale e un investimento in persone competenti che attuino un vero ciclo di raccolta dei rifiuti si faccia il gioco della criminalità organizzata, ultimo anello ben saldo a una catena sconnessa.

Ma ecco che in due anni la discarica è ormai colma, la sempiterna emergenza rifiuti ritorna sulle pagine dei giornali e il governo si appresta a trovare un altro sito: Cava Vitiello, una cava adoperata per l’estrazione della pietra lavica, e che, come sanno bene gli abitanti, a causa della porosità di questa pietra, provocherebbe le infiltrazioni e di conseguenza l’ inquinamento della falda acquifera.

A questo punto, possiamo parlare di una vera e propria dichiarazione di guerra a un territorio che si basa esclusivamente sull’ agricoltura e la produzione di vino. Perché non reagire quindi? Perché Berlusconi promette di risolvere tutto in 10 giorni? Cornuti e mazziati? No, grazie.

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