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Israele: 43 militari dell’intelligence si rifiutano di servire in Palestina

In Israele, a 18 giorni dall'annuncio della tregua di lunga durata che ha posto fine all'operzione Margine Protettivo, si torna nuovamente a parlare dei refusenik

43 riservisti dell'Unità 8200, un gruppo di élite dell'intelligence delle Forze di Difesa Israeliane, hanno pubblicato una lettera con la quale si ribellano ai metodi usati dall'esercito nei confronti della popolazione palestinese e si rifiutano di prendere nuovamente servizio.

La missiva è stata indirizzata al Primo Ministro, allo Capo di Stato Maggiore delle forze armate e al comandante dell'Amam, l'intelligence militare cui l'Unità fa riferimento. I riservisti spiegano che il rifiuto è motivato da ragioni morali e dalla convinzione che il lavoro di intelligence sul campo non serva semplicemente a proteggere la popolazione israeliana ma miri a rafforzare e prolungare l'occupazione militare dei territori palestinesi.

L'attività della 8200 consiste nella raccolta di informazioni sulle reti telefoniche e digitali e nella registrazione e successiva analisi de messaggi criptati. Il suo ruolo è considerato di grande importanza e molti giovani talenti informatici vengono regolarmente integrati nell'unità.

Libération ha pubblicato il testo integrale della lettera. Riportiamo di seguito la traduzione di alcuni stralci:

“Noi, ex-combattenti dell'Unità 8200, riservisti di oggi e di ieri, dichiariamo il nostro rifiuto a partecipare alle azioni contro in Palestinesi e ci rifiutiamo di continuare ad essere strumenti dell'affermazione del controllo militare sui territori occupati.”

“Si crede normalmente che la coscrizione nell'intelligence militare sfugga ai dilemmi morali (…). Tuttavia, il nostro servizio militare ci ha dimostrato che l'intelligence è una parte integrale dell'occupazione militare israeliana sui territori”.

"La popolazione palestinese sotto regime militare è completamente esposta allo spionaggio e alla sorveglianza dei servizi segreti israeliani (…). Non esiste distinzione tra i palestinesi che sono implicati in episodi di violenza e quelli che non lo sono. Le informazioni raccolte e conservate sono un torto per le persone innocenti. Sono utilizzate a fini di persecuzione politica e per creare divisioni in seno alla società palestinese, reclutando informatori e provocando lotte intestine”.

“I servizi segreti autorizzano un controllo continuo su milioni di individui (…). Ciò non permette alle persone di vivere vite normali e incita ulteriormente la violenza, allontanandoci sempre di più dalla fine del conflitto.”

“Milioni di Palestinesi vivono sotto il regime militare israeliano da oltre 47 anni. Questo regime nega loro i diriti fondamentali e espropria terre estese per le colonie ebraiche, che sono sottoposte a sistemi legali separati e differenti e all'applicazione di leggi diverse (…).”

“In considerazione di tutto ciò (…) non possiamo continuare a servire il sistema con la coscienza pulita, negando i diritti a milioni di persone. Per questo, quelli che tra noi sono riservisti si rifiutano di prendere parte alle azioni dello Stato contro i palestinesi. Facciamo appello a tutti i soldati che servono o hanno servito nei servizi di intelligence militare, così come a tutti i cittadini di Israele, perché denuncino queste ingiustizie e si attivino per porvi fine. Crediamo che da ciò dipenda l'avvenire di Israele

Foto: Metro Centric, Flickr

 

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