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 Home page > Tribuna Libera > 19,72 secondi indimenticabili. Ciao Pietro

19,72 secondi indimenticabili. Ciao Pietro

Pietro Mennea è morto ieri a Roma, all'età di sessantuno anni, alla fine di una lunga malattia.

Quando eravamo bambini, e giù in cortile giocavamo alle olimpiadi, io e Alberto, che non sapeva d'essere destinato a diventar leghista, litigavamo sempre per decidere a chi spettasse l'onore di impersonare Pietro Mennea. 

Da ieri non c'è più, lo zar Pietro, come fu soprannominato dopo la sua vittoria a Mosca. Inutile ricordare tutti i suoi successi; altri, più capaci ed informati di me ripercorreranno le tappe della sua carriera, a cominciare dalla sua lotta per fare sport, prima ancora che per emergere, nel sud degli anni sessanta, ancor più povero (ma forse non più disperato) di quello di oggi.

Se penso a lui, me lo vedo davanti mentre taglia il traguardo, con quel suo dito proverbialmente alzato. Non ho mai imparato nulla d’atletica, ma, a dir la verità, mi è sempre sembrato che corresse tutto storto. Di sicuro, per quanto avesse idee politiche spesso diverse dalle mie, so che ha sempre vissuto con la schiena dritta.

Alberto, con cui continuo ad essere in contatto, lo sentirò stasera, forse.

D'esser stato leghista non si ricorda quasi più, in attesa di dimenticare d'esser diventato grillino.

Sicuramente mi dirà di Mennea; potrà aver la memoria debole, il mio amico, ma di quel suo miracoloso 19,72 si ricorda eccome, come tutti gli italiani, di su e di giù, di destra e di sinistra, della mia generazione.

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