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Giuseppe Ayala, il dibattito è aperto...

Di Julia (---.---.---.183) 2 settembre 2009 01:56

Caro Dario, trovo nel tuo articolo molti pregiudizi e molte polemiche a mio parere ingiustificate. Ho conosciuto Giuseppe Ayala, letto i suoi libri, e ne ho avuto una buona impressione. Ti risponderò punto per punto in base a ciò che so io.

Innanzitutto non credo che Ayala si sia “pavoneggiato” dei suoi rapporti con Falcone e Borsellino piuttosto sono i giornalisti ad introdurre l’argomento in ogni intervista, perché si sa che il pathos fa sempre bella figura su una pagina di giornale. Di molte affermazioni di Ayala ho trovato riscontro anche nel libro di Caponnetto, e comunque non vedo perché i giornali dell’epoca avrebbero dovuto sottolineare questo rapporto, dal momento che erano impegnatissimi a denigrare il pool e dal momento che Ayala non era un personaggio in vista quanto Falcone e Borsellino.

Il fatto che sia rimasto dietro le quinte negli anni delle indagini non significa nulla…anche gli altri magistrati del pool hanno lavorato in condizioni di maggior riservatezza rispetto ai due grandi protagonisti, ma non per questo sono stati poco validi.

Niente da dire sulla ricostruzione del percorso della borsa del giudice dopo l’attentato, solo che non trovo contrasti tra le due versioni: non è tanto importante se Ayala abbia “preso” la borsa, quanto se l’abbia aperta, fatto mai riportato da Arcangioli e sempre smentito dal giudice stesso e da Felice Cavallaro, il reporter del corriere presente sulla scena.

Passiamo ai commenti dell’intervista….non ho capito il primo: cosa c’entra il papello con il supposto esito della trattativa???Non mi sembra che Ayala faccia riferimenti ambigui. Personalmente non sono d’accordo con la sua analisi, a parer mio la mafia ci ha guadagnato eccome! Ma le nostre sono chiacchiere da bar finché la magistratura non accerterà nulla e soprattutto fin ché non avremo tra e mani quel pezzo di carta.

Sono invece pienamente d’accordo con la risposta alla seconda domanda, ma ancora, che vuoi dire con quei puntini???

Sulle parole di Riina le vostre ipotesi sono entrambe valide…da parte mia tendo a conciliarle: il problema del pentitismo era il riscontro delle dichiarazioni dei pentiti; bisognava indagare proprio perché era un criminale o presunto tale a farle! Qui è lo stesso….verba volant, soprattutto se si tratta di un boss mafioso; detto questo, non è assolutamente escluso che Riina abbia voluto comunicare qualcosa a qualcuno delle alte sere, ma che tipo di messaggio? Personalmente mi servono altri elementi per farmi un’idea precisa.

Io penso che l’omicidio Borsellino sia conseguenza della trattativa e che le istituzioni siano coinvolte,ma questo non esclude il fatto che Riina possa aver tentato di scagionarsi; è vero quello che tu dici riguardo ai processi, ma mettiti nei panni di un 80enne che da 16 anni subisce il 41bis….quantomeno proveresti a cavalcare l’onda del sospetto! Non dimentichiamoci che cavalcare l’onda è una strategia tipicamente mafiosa. Ayala non sta dicendo che è una pista da escludere, ma solo che bisogna stare attenti.

Ancora, domanda successiva, commento fuori luogo: si tratta solo,a mio avviso, di sue personali considerazioni, niente di più….

Ele parole di Falcone, come le interpreteresti tu? Il giudice era una persona riservata ma molto chiara nell’esprimersi in certi contesti, e non c’è dubbio che il fallito attentato dell’Addaura lo abbia scioccato, per cui una simile dichiarazione mi sembra palese.

Riguardo all’incontro con Mancino ti do ragione, sicuramente non è stato casuale e sicuramente non è stato piacevole……tuttavia, proprio perché Ayala lo ha appreso da Mancino stesso potrebbe non essere a conoscenza di come la cosa andò effettivamente. Non condivido quanto dice, ma non vedo grandi possibilità di dietrologie.

Ora, lo stesso Ayala parla, in uno dei suoi libri, di un’”agenzia funebre” particolare, che fa sparire i documenti importanti di morti “eccellenti”; è chiaro che tu e Ayala vi trovate d’accordo su questo punto, perciò non capisco il tuo commento.

Per quanto riguarda le “schegge impazzite”…..beh….ovvio che non possono essere deviati TUTTI i servizi segreti, ma bisogna vedere chi sono le “schegge” e che posto occupano…una risposta parziale (e molto preoccupante) che la danno i vari processi in corso in cui sono imputati i vari Mori, Obinu, De Donno, etc….

Questa è una precisazione: nei libri di Ayala viene chiarita la risposta sulle capacità professionali dei due magistrati, che qui può sembrare un po’ ingiusta. Dic Ayala che entrambi erano grandi lavoratori, capaci e instancabili, ma Falcone è stato un innovatore del metodo giudiziario, in questo senso “aveva qualcosa in più”.

I post non li condivido affatto, ma ne commenterò solo due.

Il primo è avventato e sconsiderato….per rispondere si potrebbe scrivere un trattato!(che è più o meno quello che sto facendo!)

Rocco Chinnici aveva un’idea, un teorema si potrebbe dire, che trovo molto giusto: la mafia uccide quando si è soli e pericolosi; che i membri del pool fossero soli non c’è dubbio….immagino che tu sappia tutto sulle riprovevoli vicende che coinvolsero prima di tutti il CSM, però senza Falcone e Borsellino, dopo lo smantellamento del pool e il trasferimento di Caponnetto questi giudici che rimanevano non erano poi così pericolosi, infatti nemmeno Guarnotta, Di Lello e gli altri sono stati toccati.

Passo al penultimo: è OVVIO che Ayala abbia per prima cosa pensato a non venir meno alle sue funzioni; noi oggi non possiamo capire, ma gli uomini onesti di quella generazione avevano dentro un fortissimo senso delle istituzioni, per questo rimanevano fedeli allo Stato ai compiti loro affidati anche in simili situazioni.

…..verrebbe da chiedersi per quale Stato stessero combattendo…..

Tirando le somme di questo poema: non voglio difendere nessuno a spada tratta, ho già detto che con certe posizioni di Ayala non mi trovo d’accordo, ma questo attacco mi sembrava ingiustificato.

Inoltre mi viene da dire che lui, essendo stato magistrato, è abituato a diffidare di alcune fonti e a non dare nulla per scontato, perciò certe affermazioni che possono sembrare ingenue o volutamente semplicistiche.

A volte mi chiedo se questa voglia di giustizia e di verità non porti a giudizi troppo affrettati e ad una diffidenza estrema nei confronti di chi ci sta intorno.

C’è in Italia una non-opinione pubblica, che se ne frega, e una quantità di persone (che scopro essere grande ogni giorno di più) che sente sulla pelle ancora il fuoco di quelle bombe, il sangue di quei morti; io mi riconosco tra questi, ma credo che bisogna rimanere lucidi ed analizzare i fatti chirurgicamente, ma solo per quello che sono, senza eccessive dietrologie.



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