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Murdoch. La rivoluzione dei quotidiani a pagamento

Di virginia (---.---.---.71) 12 maggio 2009 10:05

Forse è sfuggito all’articolista il fatto che le versioni on line dei quotidiani citati portano, più o meno, le stesse notizie dei cartacei di riferimento. E’ vero che il Web è più veloce e se c’è un arresto improvviso di un boss, il primo a dare la notizia è la versione web. Però poi, se la notizia vale la pena, il cartaceo la commenta, la chiosa, espone più pareri.
Dunque non mi pare che il Web dal punto di vista dell’informazione tout court sia meglio del cartaceo.
Però...mi permetto un’osservazione che deriva da quasi un decennio di web, per me. All’inizio, in Italia cioè nel 1997 nessun ( o quasi nessuno) quotidiano cartaceo aveva un sito web. Poi è arrivata Repubblica, poi il Corriere e poi tutti gli altri. Si diceva allora che la frequentazione del sito on-line di un quotidiano avrebbe favorito l’acquisto del cartaceo di riferimento.
E’ stato così per parecchi anni. In seguito i quotidiani cartacei sono entrati in crisi. Ricordo che all’ultima crisi del Le Monde, il suo direttore disse che la colpa era da imputare all’invadenza del sito web che invece cresceva in audience.
Ed ecco arrivare gli americani, Murdoch in testa: si accorgono di avere commesso una sciocchezza nel lasciar crescere il web a scapito del cartaceo.
Ma guarda un po’! Finché il web è un esperimento, allora lo dà gratis. Non appena risulta vincente lo si fa pagare.
Sono le leggi del Mercato, Bellezza! Direbbe qualcuno. Ma a me personalmente che la versione on-line del Corriere o del Le Figaro sia trattata alla stessa stregua di un Kg di pomodori, mi disturba.
L’informazione è un diritto del cittadino. E se il cartaceo ha dei costi insostenibili al punto che nemmeno l’introito pubblicitario riesce più a sostenerli, vuol dire che l’informazione drogata ( di gadget, collanine, rossetti, inserti vari) nonn funziona più. Amen


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