Il pensiero di
Mieli va contestualizzato alla rivoluzione sessuale degli
anni 70, i cui presupposti culturali sono molto diversi da quelli attuali.
Bisogna quindi saper leggere
Mieli e leggerlo nella sua interezza e non estrapolando i
pezzi di un saggio in modo strumentale. Quel pensiero va dunque letto nella
premessa, utopica, di una società libera dai gravami morali dell’ordine
contemporaneo precostituito. Proprio nel ricollegarsi alla cultura greca si
presuppone il consenso del minore rispetto alle attenzioni dell’adulto che non
devono essere mai
stuprative. Per Mieli un essere davvero libero e pansessuale
ha la possibilità di sperimentare la sua sessualità a tutto tondo. Ma stiamo
parlando, appunto, di un modello auspicato e non di un invito a pratiche
illecite. Se proprio vogliamo parlare di pedofilia e se vogliamo tornare al
presente, si ricordi che le peggiori violenze contro bambini e minori avvengono
nella famiglia tradizionale e nelle sagrestie, sotto l’omertà di chi sa e tace
e, in qualche caso, protegge pure. Invece di guardare la pagliuzza nell’occhio
del movimento LGBT mi preoccuperei della trave nello sguardo della cosiddetta
tradizione che non ha niente da insegnare a un movimento, come il nostro, che
si fonda sul rispetto profondo dell’umanità di chiunque, a prescindere da età,
sessualità, religione, ecc.
Dario Accolla