Non si può andare subito al voto, lo provede la legge (Napolitano è in scadenza di mandato) nè è pensabile una riforma elettorale quando i partiti in declino penseranno solo a salvare se stessi, come d’altronde hanno fatto prima delle elezioni.
Per il resto mi sembra che in Italia le differenze "culturali" tra destra e sinistra semplicemente non esistano: non esiste una destra moderata, ci sono forze reazionarie e conservatrici, che sono ben altra cosa e non necessariamente votano "a destra" (i sindacati per dirne una tutelano più pensionati che lavoratori).
E non esiste la "sinistra progressista", intesa come sommatoria di istanze che mirano a cambiare la società: tanto per citare i diritti civili non si arrivò neppure ad un accordo minimo sui PACS, sulla fecondazione assistita, sul testamento biologico.
Mi sembra che l’articolista non colga il punto di fondo: è una guerra tra generazioni, non tra schieramenti politici, spazzati via dal 1992 e mai risorti se non come simulacri.