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Il ritorno alla lira: una scelta tra la Cambogia e le stelle

Di (---.---.---.42) 25 dicembre 2011 10:36

Nella prima pagina del Financial Times, Lorenzo Bini Smaghi -membro del comitato esecutivo della BCE (fino al 10 novembre 2011) ed esponente della notoria Scuola di Chicago di Milton Friedman- ha nei giorni scorsi affermato che “è importante che la BCE agisca con decisione. Non escludo un intervento più energetico sul mercato dei titoli dell’Eurozona, magari bloccando i tassi d’interesse di quei titoli o lo spread coi titoli tedeschi” ed inoltre che “è inutile nasconderci dietro le regole per evitare di agire (…) se c’è un pericolo di deflazione e recessione economica la BCE deve iniettare fondi nel sistema”. Invece il presidente della BCE, Mario Draghi, ha categoricamente escluso, su volere della Germania, entrambe queste opzioni, di fatto incoraggiando il collasso dell’Eurozona che Berlino cerca ostinatamente per i propri profitti. Non per nulla, proprio un membro tedesco del comitato esecutivo della BCE, Jürgen Stark, si è dimesso pochi giorni fa in un’isterica tirata contro gli attuali miserrimi acquisti di titoli di Stato da parte della Banca Centrale Europea. Se un economista del calibro di Bini Smaghi se ne esce con parole di rottura così chiare rispetto alla posizione di Mario Draghi, questo significa come minimo che alla BCE regna il panico per la linea di Mario Draghi al servizio dell’opzione tedesca di politica monetaria europea. Al suo connazionale Bini Smaghi è stata affidato l’allarme, che è stato prontamente raccolto dai mercati, che infatti hanno riportato il tasso sui BTP italiani a quasi il 7% (livello insostenibile a lungo termine). Gli interventi dell’austero Monti (rigorista, sostenitore della metafora della cicala e della formica piuttosto che della metafora keynesiana del potere dei debitori!) si rivelano dunque inconsistenti nei confronti dei mercati finanziari: non doveva essere Monti a riportare i tassi sui BTP a livelli accettabili? Perché i Giavazzi, Mauro e Scalfari non ci spiegano come mai siamo ancora al 7%? Inoltre è trapelata la seguente notizia (fonte il Wall Street Journal), che non può più lasciare incertezze: la Swift, che è l’agenzia belga che gestisce i codici elettronici per le transazioni finanziarie (codice Swift, Iban, eccetera) è stata contattata da due banche di “stazza globale” che le chiedevano di fornirgli i vecchi codici per i sistemi di gestione delle vecchie valute europee, cioè Drakme e Lire. Cioè: diteci i codici per tornare a scambiare Drakme e Lire nei pagamenti. Dunque le mega banche si stanno preparando alla nostra uscita dall’Euro, al tracollo dell’Eurozona, adesso, oggi. Inoltre il governo britannico ha dato ordine alle sue forze di sicurezza di preparare l’evacuazione di emergenza dei cittadini inglesi da Spagna e Portogallo, nel caso di “una implosione delle banche” di questi due Paesi. Ancora: i tassi sui titoli di Stato britannici a 10 anni hanno toccato nei giorni scorsi il minimo storico dal 1890 (non dal 1980, ma proprio dal 1890!). Mettiamo queste notizie insieme: chi sa le cose sa che l’Euro tracolla in (almeno) Italia e Grecia; chi sa le cose si avventa sui titoli di Stato della Gran Bretagna, che ha moneta sovrana, e se ne frega dell’enorme debito pubblico inglese (149,1% del PIL, fonte The Office for National Statistics UK) e li compra mentre si liberano dei nostri. Il governo inglese vede crollare i tassi che paga (per loro fortuna), mentre i nostri schizzano alle stelle (per nostra rovina). Ancora: le grandi banche francesi sono fallite, sono già fallite, perché chi sa le cose sa che la loro esposizione al debito italiano e greco è enorme, impossibile da saldare per Italia e Grecia con la moneta Euro. Le banche francesi si trascineranno le italiane, poi le tedesche, le austriache e poi tutto il resto. Per salvare le banche occorrerebbe un “Quantitative Easing” (un salvataggio fatto dalla Banca Centrale Europea a forza di denaro immesso nelle riserve delle banche fallite) nell’ordine di dieci volte i miseri 489 miliardi di Euro che Draghi gli ha messo a disposizione (non sarebbero però soldi dei contribuenti, ma semplicemente denaro inventato dal nulla dalla BCE). Ma salvare le banche è inutile, perché anche se le banche si ritrovassero con le riserve piene di soldi, non tornerebbero a prestare ad economie ridotte a straccioni dalle politiche di austerità che ci hanno imposto. Risultato: le banche ci fanno tracollare sia che le si salvi, sia che non lo si faccia e le si lasci fallire. A fronte di questo, Mario Draghi ha ribadito il suo NO al salvataggio dei titoli di Stato dei Paesi come Italia e Grecia: “La scorsa settimana, la Bce ha praticamente azzerato l’acquisto di titoli di Stato sul mercato secondario” (fonte Il Sole 24 Ore). Oppure (in alternativa ed in contrasto con Draghi) la BCE compra titoli dell’Eurozona, sborsando 5 o 10 mila miliardi di Euro, non le poche centinaia di miliardi come ora e questo tamponerà la situazione (il che non dura). In quanto il dramma è l’Euro in sé. E’ l’EURO! Marianna Vitiello


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