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Gli occupanti americani, gli indignados spagnoli ed i silenti italiani

Di Giorgio Zintu (---.---.---.119) 6 ottobre 2011 14:37
Giorgio Zintu

In un articolo che si occupa del perché chi ci si indigna poco o nulla non è affatto facile capire perché. Il problema quindi rimane e magari un sociologo potrebbe tentare un’analisi più scientifica.
C’è però un punto che merita un ulteriore approfondimento e cioè che "dopo un’ultima vampata negli anni sessanta, il nostro paese è imploso".
In realtà gli anni sessanta, che finiscono con la marcia dei quarantamila, nel 1980, sono stati definiti molto correttamente in un libro di Tano D’Amico dal titolo significativo "Gli anni ribelli" .
Gli anni settanta rappresentano una coda dei sessanta e non sono stati poi così tranquilli. Il reflusso c’è stato dopo, negli anni ottanta. Sono questi anni all’insegna del rampantismo e della corruzione, dei consumi crescenti, dell’edonismo., un’ubriacatura collettiva. Gli anni della Milano da bere. Ed è qui che paradossalmente inizia la parabola discendente dell’Italia, con gli italiani sempre più incapaci di trovare strade nuove, di comprendere come il rapido cambiamento dei valori di riferimento tracciava un solco preciso con il passato e che i poteri dello stato presentavano conflitti gravi al loro interno. La discesa delle coscienze e della consapevolezza non si è arrestata. Gli italiani non hanno ancora raggiunto il punto più basso da dove ritrovare la spinta propulsiva, perché il problema è qui, dentro di noi.


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