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Come prendere il potere con la scuola

Di Jok (---.---.---.4) 7 ottobre 2008 19:47

Chiedo scusa in anticipo per l’ulteriore spazio che prendo. Non è assolutamante mia intenzione trasformare una pagina di commenti in un thread di discussione sulla scuola, ma devo precisare qualcosa sul rispetto della persona dell’alunno.
Caro Burbank, lei dice che la qualità dell’insegnamento (si parla di ragione e quindi di comprensione della realtà) è dimostrata dal fatto che i ragazzini capiscono le manovre della Moratti e della Gelmini. La qualità del nostro sistema scolastico la si può dedurre da dati come quelli riportati in http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo390806.shtml, non da sillogismi che partono da presupposti tutti da dimostrare. Dicendo, in modo assolutamente gratuito, che i ragazzi capiscono bene le questioni di cui stiamo parlando e usando questo per inferire che essi sono ben preparati al ragionamento e alla critica (e quindi, tautologicamente, in grado di esprimere giudizi corretti su questi argomenti), lei illustra bene la terribile riduzione che si fa oggi del termine ragione. In particolare, in questo caso, sembra che la comprensione di un argomento sia, per lei, la semplice comprensione degli enunciati che lo descrivono. Perché un conto è capire il significato della frase "la riforma XX avvantaggia i ricchi e svantaggia i poveri" - misero risultato - altra cosa è capire da dove discenda, se l’implicazione è corretta, una tale affermazione.
E mi consenta, Burbank, ritengo poco probabile che una tale comprensione sia alla portata della gran parte dei ragazzini, e niente fa sperare che lo sarà in futuro. Almeno finché saremo, nella graduatoria delle scuole stilata dall’Ocse, in posizioni come il trentottesimo posto per quanto riguarda la matematica.
Accontentarsi che i ragazzini che lei cita siano semplicemente capaci di ripetere quello che, sulla base di personalissime idee, qualcuno comunica loro non è solo un’offesa alla loro intelligenza. E’ un grande atto di disamore e quindi di negazione della loro persona.


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