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Quirico, la Siria e il sequestro del giornalismo

Di GeriSteve (---.---.---.34) 13 settembre 2013 20:03

Non è certo una gran rivelazione il fatto che i sequestratori a scopo di riscatto non abbiano agito per generosità, ma per avidità.
Però nella sua intervista Quirico ci ha detto almeno quattro cose che non sono affatto banali.
1° Che lui, due anni prima, ad Aleppo, aveva conosciuto una "altra" rivoluzione, laica e libertaria, che stavolta non ha più incontrato.
2° Che ciò che lo ha più colpito è stata la disumanità dei suoi sequestratori, senza alcuna pietà per i sequestrati e, anzi, con disprezzo.
3° Che i suoi sequestratori sognano il ritorno di un grande califfato islamico che comprenda anche l’Andalusia e in cui i non-islamici siano cittadini di second’ordine. Quindi, non si trattava di semplici avidi delinquenti: sono spietati delinquenti ma che hanno un progetto ed una militanza politico-religiosa, e il loro progetto è preoccupante.
4° Di avere sentito un colloquio in cui si affermava che le armi chimiche fossero state usate dai ribelli e di avere il sospetto che ciò fosse stato detto proprio "perchè lui riferisse". Quindi di essere stato in una situazione difficile da decifrare.

Dalla sua posizione di prigioniero Quirico non ha potuto avere una visione complessiva di ciò che accade in Siria, ma ha saputo riferirci correttamente la sua avventura senza pretendere di essere l’interprete di una realtà volutamente ambigua e falsata.
GeriSteve


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