Lei scrive: "Ma chi si oppone, onestamente, all’impossibile pacificazione forzata, memore di altre operazioni drammaticamente simili, non ha da proporre altro che parole scontate oltre l’impotenza di stare a guardare una strage che ha raggiunto la terribile soglia delle 100mila vittime, combattenti e civili, uomini, donne e bambini."
Tra il 2011 e il 2012 il regime di Bashar al-Assad ha avviato il processo di revisione costituzionale che ha portato all’ attuale ordinamento: multipartitismo, tutela delle minoranze, carica presidenziale elettiva. Dopo la promulgazione con referendum della nuova costituzione sono state indette le elezioni politiche per il rinnovo del parlamento che si sono svolte nonostante il conflitto.
Ricorda cosa risposero quelli che ora si mostrano orripilati per le conseguenze di un conflitto che sembra irrisolvibile? Risposero: "Le elezioni sono una farsa". E si affrettarono a riconoscere come "legittimo rappresentante del popolo siriano" la Coalizione Nazionale Siriana: un gruppo di ribelli selezionato dal gruppo di "volenterosi" nel quale figurano democratici del calibro dei Saud.
Nulla di sorprendente: si tratta degli stessi che formano il gruppo di Stati "Amici della Siria" e che ieri formavano il gruppo "Amici della Libia".
Ricorda come vennero accolte le proposte di chi, come Chavez e altri, proponevano una soluzione politica del conflitto in Libia, che favorisse la transizione ordinata del potere ed evitare la distruzione completa dello Stato? I ribelli da salotto nominati dai volenterosi risposero con un diniego e gli esportatori di democrazia con i bombardamenti "umanitari". Ma di cosa stiamo parlando?
Scrive poi: "Perché dunque la sinistra, che per questi motivi dimostra solitamente - e pubblicamente - la sua contrarietà, non si è mossa?"
Forse perché muoversi nella direzione da lei indicata l’avrebbe fatta sentire complice del regime change mascherato da intervento umanitario? Forse perché si sarebbe dovuta schierare con Arabia Saudita, Qatar, Kuwait, Emirati Arabi Uniti ecc?
Si è chiesto perché i comunisti siriani sono schierati con Assad?
Legga cosa dichiara un deputato comunista siriano:
"Nessun passo indietro da parte del
presidente eletto Bashar Al Assad: la via maestra per uscire dal
massacro siriano passa in primo luogo per uno stop agli aiuti
all’opposizione armata ’’da parte di Paesi reazionari e
imperialisti’’. E’ la linea del Partito comunista siriano del
segretario e deputato Ammar Bagdache, oggi a Roma per un
incontro pubblico organizzato fra gli altri dalla Rete No War.
Una volta che gli aiuti esterni saranno fermati, ha detto
Bagdache, ’’si potranno fermare tutte le operazioni militari’’
anche da parte del governo siriano, ’’e far ripartire un
processo democratico con elezioni parlamentari e riforme
politiche, che certo in questa fase di lotta armata non si
possono fare’’. Ma ’’noi continuamo a sostenere Assad - ha
aggiunto - che rappresenta l’unica garanzia di fronte alle
cospirazioni imperialiste contro la sovranità della Siria’’ da
parte degli Usa e di altre potenze straniere.
’’Assad non deve fare passi indietro’’ per favorire una
soluzione della crisi, ha risposto l’esponente comunista, perchè
’’l’esperienza ci insegna che, che se ne fa uno, poi se ne
devono fare altri’’, e il futuro del presidente si deciderà
nelle elezioni presidenziali del 2014."
I comunisti siriani sono compagni che sbagliano? Non sanno di cosa parlano mentre noi, "di sinistra" ma col culo al caldo, lo sappiamo? Di nuovo: ma di cosa stiamo parlando?
Lei dice che sotto una soluzione che preveda l’esilio di Assad "Israele ci potrebbe forse mettere la firma subito". Beh, non è questo che chiede Israele (il suo regime sionista), risulta invece che tra raid su installazioni militari (ovviamente si tratta di armi destinate a Hezbollah) e fornitura di addestramento e dispositivi vari ai ribelli siriani, sembra interessato ad altro.
Non è nemmeno l’obiettivo della Lobby sionista in USA, che invece ha premuto fortemente affinché Obama accettasse di stabilire una "linea rossa" (mi ricorda qualcosa a proposito di Iran...) superata avrebbe dovuto impegnarsi a condurre un attacco militare contro il regime.
Un recente sondaggio dice che l’86% degli israeliani è contrario al coinvolgimento di Israele nel conflitto in Siria. Ma alla lobby questo non interessa, a quanto pare. Ha una sua agenda nella quale ha scritto bello grosso "Delenda Teheran", ma prima "Delenda Damasco" sennò non si può fare.
Si dovrebbe evitare di trattare con leggerezza situazioni in cui decine di migliaia di persone sono messe a rischio della vita.