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Commento di

su Cellule staminali: dibattiti e testimonianze


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28 maggio 2009 23:18

Se lei fosse un giornalista saprebbe che non è etico mischiare il giornalismo con la pubblicità di prodotti, e tantopiù di quelli venduti dall’azienda di cui è vicepresidente.

Anche in questo caso, se fosse iscritto a un albo professionale la radierebbero.

«Strettamente collegate all’esigenza di autonomia e di credibilità del giornalista sono quelle norme che lo vogliono estraneo ad iniziative di carattere pubblicitario. Innanzitutto, sottolineando il diritto dei cittadini “di ricevere un’informazione corretta, sempre distinta dai messaggi pubblicitari”. La norma è la diretta conseguenza di quanto stabilito dal D.Lgs. 25 gennaio 1992 n. 74, attuativo delle direttive europee in materia di pubblicità ingannevole. In particolare, l’art. 1, comma 2°, stabilisce che “La pubblicità deve essere palese, veritiera e corretta”; e l’art. 4, comma 1°, la vuole “chiaramente riconoscibile come tale” e, con specifico riferimento alla pubblicità a mezzo stampa, “distinguibile dalle altre forme di comunicazione al pubblico, con modalità grafiche di evidente percezione”. In pratica, va scongiurato il rischio di commistione tra pubblicità e informazione.

In ogni organo di informazione il pericolo che si ricorra alla cosiddetta pubblicità redazionale è alto, considerata la sua efficacia: vengono messi in luce i benefici di un prodotto adottando la grafica dell’articolo di cronaca, spacciando così un’attività promozionale per informazione, inducendo il lettore a credere che quanto sta leggendo descrive un “fatto”, mentre in realtà promuove un prodotto. Ed è naturale che la Carta dei Doveri responsabilizzi il giornalista obbligandolo a “porre il pubblico in grado di riconoscere il lavoro giornalistico dal messaggio promozionale”. Un conto è descrivere un prodotto attraverso l’enfasi tipica del messaggio pubblicitario, ben altra cosa è indicare al lettore l’utilità di un bene legandola all’efficacia di un articolo giornalistico. Qui l’inganno perpetrato ai danni del lettore attraverso una pubblicità mascherata da articolo informativo è particolarmente odioso, perché il giornalista approfitta della fiducia che il lettore ripone nella presunta obiettività di chi esercita una funzione informativa.»

http://www.difesadellinformazione.c...

Anzi, se qualcuno di AgoraVox ci legge (ma ho qualche dubbio) li invito a fare qualche verifica.

Immagino che ci tengano a non essere confusi con chi vende prodotti spacciandosi per giornalista.


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