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Commento di Lord_Paramount

su Referendum 2009. Rischi di una deriva autoritaria? O no? Consigli per l'uso


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Lord_Paramount 26 maggio 2009 09:54

Nell’articolo si parla dei premi di maggioranza delle leggi Scelba ed Acerbo. E in questo meccanismo viene visto un collegamento con l’attuale legge e con quella che uscirebbe dal referendum.
Ma la realtà è che le due leggi analizzate non sono così accostabili alla ipotetica legge fuoriuscente dal referendum.
Anzitutto, sulla legge acerbo non si devono dimenticare due cose: 1) quella legge avrebbe potuto anche avere un premio fino al 55% o al 51% ma la sostanza non sarebbe cambiata, di li a qualche anno si avrebbe avuto lo stesso risultato; il vero punto è che non esistevano delle norme sovraordinate, costituzionali, che per essere modificate richiedessero speciali maggioranze, che garantissero tutta una serie di diritti e libertà che oggi è proprio la costituzione a tutelare. Per fare ciò che Mussolini fece in quegli anni, oggi si dovrebbe passare necessariamente attraverso un voto dei cittadini, con un referendum che confermi modifiche tanto radicali alla carta costituzionale. 2) Si parla tanto anche del fatto che per avere un premio di maggioranza dovrebbe esserci perlomeno una soglia minima di voti acquisiti, ma ci si dimentica che proprio alle elezioni del 1924 il premio di maggioranza della legge acerbo fu inutilizzato, perché il listone di Mussolini ottenne già in termini di voti il 61,3%. Questo a dimostrazione che, per quanto si voglia ipotizzare scenari in cui partiti del 10% prendono la maggioranza di seggi in parlamento, è dimostrato storicamente che, nemmeno alzando considerevolmente la soglia da raggiungere per ottenere il premio, si elimina ogni rischio di deriva antidemocratica.
Quanto alla legge scelba, essa era effettivamente una legge truffa perché il premio dato alla coalizione vincente era comunque dei 2/3 dei seggi, cioè raggiungeva la soglia che permetteva una modifica unilaterale della costituzione, senza passare attraverso alcun voto popolare. Non è però questo il caso della legge fuoriuscente del referendum, che si arresterebbe ad assegnare il 55%. Per cui il partito vincitore, se volesse cambiare la carta fondamentale senza passare attraverso il voto dei cittadini, sarebbe comunque costretto a cercare il consenso di qualche altro partito. Si consideri poi che all’opposizione si avrebbe sicuramente un partito medio-grande e probabilmente qualche altro piccolo partito superante la soglia di sbarramento. Ma il meccanismo del premio di maggioranza è tale per cui, per attribuire alla lista vincente quel 55% di cui si parla, necessariamente in sede parlamentare viene compresso il peso elettorale delle liste perdenti, per cui un partito che magari in termini di voti abbia preso il 7-8% in parlamento non avrebbe più del 5%. In sostanza, un partito di governo che volesse cambiare la costituzione senza voto popolare sarebbe stretto tra due possibilità: cambiarla assieme al più grande partito di opposizione (che superi cioè almeno il 10% di seggi, e non solo di voti ottenuti) oppure cercare l’accordo con PIU’ partiti più piccoli. Si capisce come, sia in un caso che nell’altro, non si avrebbe comunque la possibilità di cambiare a piacimento la costituzione.


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