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Referendum 2009. Rischi di una deriva autoritaria? O no? Consigli per l’uso

E’ così, sotto un silenzio che cova altra propaganda, mentre il livello della pandemia suina scende ma quello della pandemia berlusconiana sale, a colpi di nomine rai e future arringhe in parlamento - mai in tribunale - , l’Italia avanza a rapidi passi verso un referendum che potrebbe condizionarne la storia, modificando i partiti e il loro rapporto col territorio. Probabilmente non lo sa nessuno, o nessuno se lo immagina, o nessuno pensa che si arriverà al fatidico “quorum” votando il prossimo 21 giugno. Tutti al mare, nonostante i ballottaggi. Certo è che non si può mai dire, e per questo vediamo cosa potrebbe succedere, immaginando qualche possibile scenario futuro.

ll referendum è abrogativo e si compone di tre quesiti (schede) riguardanti la legge elettorale attualmente in vigore - il famoso porcellum - ideata e e così poi definita a fine 2005 dalla mente dell’odontotecnico Calderoli.

A mo’ di promemoria, questa legge ha introdotto notevoli cambiamenti nel sistema elettorale e soprattutto stravolto i principi usciti dal precedente referendum del 1993, con la quale la maggioranza degli italiani si espresse per un sistema in prevalenza maggioritario. La “porcata” ha introdotto un sistema proporzionale misto, corretto con un premio di maggioranza, e prevede inoltre l’eliminazione delle preferenze, ovvero le liste bloccate. E’ appunto su questi temi - premio di maggioranza e liste - che convergono gli obbiettivi del referendum.

Primo quesito: Modifica del premio di maggioranza alla camera e abrogazione del collegamento di lista

In questo momento, con l’attuale legge, il premio di maggioranza viene attribuito su scala nazionale alla coalizione di partiti che ha preso più voti. A chi vince vengono garantiti un minimo di 340 seggi alla Camera, pari a quasi il 54% dei deputati. Questo sistema obbliga palesemente (anche se qualcuno sta ancora cercando di spiegarlo a Forrest Gump Veltroni) chi vuol sperare di vincere ad aggregare più forze - voti - possibili, in modo da ottenere una governabilità garantita.

Cosa succede se si mette la croce si a quella “lenzuolata” di cancellature sulla legge che rappresentano il primo quesito?

Succede che il premio di maggioranza rimane, ma viene assegnato non più alla coalizione dei partiti, ma al singolo partito. Domanda: Quanti partiti che possiamo definire “grandi” ci sono in Italia in questo momento? Pd e Pdl. I sondaggi danno il Pd al 25%, questo vuol dire che basta al pdl un semplice 26% per prendere il doppio dei seggi e governare da soli, senza l’ausilio di altri partiti, a quel punto confinati all’opposizione o all’appoggio esterno al prossimo governo. Partiti che non potranno nemmeno formare a loro volta una coalizione, vista l’abrogazione del collegamento di lista. Quindi per entrare in parlamento ci sarà, per tutti, lo sbarramento del 4% su scala nazionale.

Secondo quesito: Modifica del premio di maggioranza al senato.

Qui la situazione di partenza è diversa, il premio veniva e continuerà a venire assegnato su scala regionale, e non nazionale, ma se il secondo quesito passa il punto d’arrivo è lo stesso: maggioranza alla singola lista, teoricamente partito, che prenderà più voti nel collegio. Rimane invariata però la soglia molto alta di sbarramento: l’8%.

Terzo quesito: Abrogazione delle candidatura Multiple.

In questo momento una singola persona può candidarsi in più circoscrizioni - l’esempio classico è il Berlusconi capolista ovunque - lasciandosi la libertà di scegliere successivamente in quale venire eletto, ripescando nelle altre ulteriori candidati decisi a tavolino dal partito. Esprimendosi per l’abrogazione viene tolta questa possibilità, sia alla Camera che al Senato.

Se il terzo quesito riguarda effettivamente una di quelle caratteristiche che hanno portato a definire la legge Calderoli una porcata, e il si ci appare sacrosanto, seppur incompleto visto che non reintroduce la possibità di votare una singola persona, ripristinando le preferenze, negli altri due casi gli effetti hanno generato pareri discordanti.

Da una parte, quella dei referendari, prevale la visione che, in questo modo, si obbligherà il sistema partitico italiano a trasformarsi, formando due grandi partiti, all’americana, eliminando quegli elementi di discordia (vedi coalizione enormi) che non permettavano di governare. Dall’altra il terrore di chi vede il futuro della vita politica italiana in mano a due giganti molto simili, pronti a mettersi d’accordo su tutto e a spartirsi l’Italia con il gioco dell’alternanza (Berlusconi a parte).


Dove sta la verità? Sta sicuramente nel fatto che il panorama partitico italiano è, da sempre, molto variegato e apparentemente eterogeneo, figlio delle culture diversissime che si sono e si stanno scontrando da sempre nel bel paese, basta guardare dentro al Pd per farsene un’idea. E’ vero, in Italia ci sono troppi partiti, divisi tra loro il più delle volte per sfumature ideologiche ma ancor di più per spartizione di potere. Ma è obbligando questi a stare insieme che si pensa di cambiare le cose? O sono i partiti tutti, nella loro struttura sul territorio e nel permettere l’accesso alle idee dell’opinione pubblica, che devono cambiare? O sono le persone che devono cambiare?

In Italia ci sono già stati esempi di premi di maggioranza: il primo è la legge Acerbo, fascista, del 1923, con la quale venivano attribuiti i 2/3 dei seggi alla lista che prendeva più voti. La storia è nota: 5 anni dopo i fascisti, con il controllo totale del parlamento, votarono il codice Rocco, che tra le ulteriori numerose modifiche “riduceva le elezioni all’approvazione di una lista unica nazionale di 400 candidati, prevedendo la presentazione di liste concorrenti solo quando la lista unica non fosse stata approvata dal corpo elettorale” (da camera.it), Di lì a poco finimmo in guerra.

Si dirà allora che quelli erano dittatori, e che in una democrazia che impara dai propri errori non ci si può aspettare la stessa cosa.

E invece no, perchè il secondo esempio risale al 1953, con la legge 31 marzo 1953, n. 148, che attribuiva un premio di maggioranza alla lista o alle liste collegate tra loro che, in tutto il territorio nazionale, avessero raccolto il 50,01% dei voti. Legge preparata accuratamente dell’allora ministro degli interni DC Scelba, uno che secondo Giuseppe Carlo Marino, docente ordinario dell’Università di Palermo “diede il via ad una politica repressiva antidemocratica verso gli scioperi causando numerose vittime e feriti nel corso della sua funzione pubblica. La sistematica avversione alle idee di giustizia sociale in nome di una priorità di ordine economico portò a violare apertamente le libertà costituzionali di opinione e assemblea agli appartenti alle formazioni sindacali e delle sinistre.”. Non un odontotecnico ma un vecchio Brunetta, insomma.

Nonostante l’opposizione feroce di socialisti e comunisti, la leggè passo a larga maggioranza e un anno dopo s’andò a votare, ma le forze politiche della coalizione ottennero solamente il 49,2% non usufruendo così del premio, ed annullando gli effetti della legge che più tardi venne abrogata con la legge 31 luglio 1954, n. 615, ripristinando in ogni sua parte le norme del testo unico del 1948.

Non dei grandi esempi, pur se in situazioni diverse. Ma diverse non sono le persone che compongono i partiti maggiori ora: ex-dc, socialisti riciclati, residui della prima repubblica, e così via.

Perchè tentare questa carta, allora? I refendari hanno lavorato di fino sulle singole parole, senza proporre l’abrogazione completa, più logica, di una legge vergogna votata pochi mesi prima d’andare alle elezioni solamente dalla maggioranza di centrodestra.

Che fare, quindi? I più dimenticano, tra si e no, una terza scelta. Andare e rifiutare una o due delle schede. In questo modo si vota solo per il quesito (ad esempio il terzo) per cui si desidera esprimersi, mentre per gli altri non si concorre a formare il quorum necessario. Ed io probabilmente farò così. A meno che non mi facciate cambiare idea. Che ne pensate?

L’originale dell’articolo lo potete trovare qui: http://www.eurekaos.org/?p=348

Commenti all'articolo

  • Di Paolo06 (---.---.---.203) 25 maggio 2009 16:25

    Interessante analisi.
    Certamente utile al fine di farsi un’idea propria.
    Grazie.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.153) 25 maggio 2009 18:25
    Damiano Mazzotti

    Troppo complicato per la gente comune e i tanti vecchi italiani.. L’italia è uno dei paesi più vecchi del mondo... Secondo me il metodo migliore è mandarli tutti a quel paese.... come? smettendo di votarli e per chi ha i soldi smettendo di comprare i bot.... questa è gente abituata al magna magna... finiti i soldi se ne andranno tutti.... e andranno al governo quelli veramente motivati al bene comune che hanno le pezze al culo e non possono permettersi le campagne elettorali... un po’ come in argentina... che è sempre più vicina...

  • Di Truman Burbank (---.---.---.148) 25 maggio 2009 18:26

    Ottimo il rimando alla legge del 1953, però è strano che non venga detto il nome usato comunemente per quella legge: legge truffa.
    La legge è descritta su wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_truffa
    A parte questo, il porcellum è e resta incostituzionale, perchè l’elettore può solo approvare i nomi decisi dalle segreterie dei partiti. Si perde completamente il concetto di rappresentanza. Agli elettori resta solo il compito di validare scelte fatte da altri.
    Finchè il porcellum non verrà abrogato in blocco non bisogna dare alcun credito alla casta.

  • Di Enrico (---.---.---.68) 26 maggio 2009 04:23

    Siamo seri, questo referndum al quorum non si avvicinerà nemmeno: l’informazine televisiva è inesistente, a destra non può essere promosso (pena caduta del governo), al centro sono contrari, a sinistra l’unico a sostenerlo è Franceschini......

  • Di Lord_Paramount (---.---.---.100) 26 maggio 2009 09:54

    Nell’articolo si parla dei premi di maggioranza delle leggi Scelba ed Acerbo. E in questo meccanismo viene visto un collegamento con l’attuale legge e con quella che uscirebbe dal referendum.
    Ma la realtà è che le due leggi analizzate non sono così accostabili alla ipotetica legge fuoriuscente dal referendum.
    Anzitutto, sulla legge acerbo non si devono dimenticare due cose: 1) quella legge avrebbe potuto anche avere un premio fino al 55% o al 51% ma la sostanza non sarebbe cambiata, di li a qualche anno si avrebbe avuto lo stesso risultato; il vero punto è che non esistevano delle norme sovraordinate, costituzionali, che per essere modificate richiedessero speciali maggioranze, che garantissero tutta una serie di diritti e libertà che oggi è proprio la costituzione a tutelare. Per fare ciò che Mussolini fece in quegli anni, oggi si dovrebbe passare necessariamente attraverso un voto dei cittadini, con un referendum che confermi modifiche tanto radicali alla carta costituzionale. 2) Si parla tanto anche del fatto che per avere un premio di maggioranza dovrebbe esserci perlomeno una soglia minima di voti acquisiti, ma ci si dimentica che proprio alle elezioni del 1924 il premio di maggioranza della legge acerbo fu inutilizzato, perché il listone di Mussolini ottenne già in termini di voti il 61,3%. Questo a dimostrazione che, per quanto si voglia ipotizzare scenari in cui partiti del 10% prendono la maggioranza di seggi in parlamento, è dimostrato storicamente che, nemmeno alzando considerevolmente la soglia da raggiungere per ottenere il premio, si elimina ogni rischio di deriva antidemocratica.
    Quanto alla legge scelba, essa era effettivamente una legge truffa perché il premio dato alla coalizione vincente era comunque dei 2/3 dei seggi, cioè raggiungeva la soglia che permetteva una modifica unilaterale della costituzione, senza passare attraverso alcun voto popolare. Non è però questo il caso della legge fuoriuscente del referendum, che si arresterebbe ad assegnare il 55%. Per cui il partito vincitore, se volesse cambiare la carta fondamentale senza passare attraverso il voto dei cittadini, sarebbe comunque costretto a cercare il consenso di qualche altro partito. Si consideri poi che all’opposizione si avrebbe sicuramente un partito medio-grande e probabilmente qualche altro piccolo partito superante la soglia di sbarramento. Ma il meccanismo del premio di maggioranza è tale per cui, per attribuire alla lista vincente quel 55% di cui si parla, necessariamente in sede parlamentare viene compresso il peso elettorale delle liste perdenti, per cui un partito che magari in termini di voti abbia preso il 7-8% in parlamento non avrebbe più del 5%. In sostanza, un partito di governo che volesse cambiare la costituzione senza voto popolare sarebbe stretto tra due possibilità: cambiarla assieme al più grande partito di opposizione (che superi cioè almeno il 10% di seggi, e non solo di voti ottenuti) oppure cercare l’accordo con PIU’ partiti più piccoli. Si capisce come, sia in un caso che nell’altro, non si avrebbe comunque la possibilità di cambiare a piacimento la costituzione.

    • Di Enzo Voci (---.---.---.154) 26 maggio 2009 10:56

      E’ vero, le leggi sono diverse tecnicamente ma secondo me sono comparabili per per quanto riguarda l’avere una forma di sicurezza per vincere, per governare, per non mollare più il potere.
      Tu dici bene che in questo momento abbiamo una struttura di leggi sovraordinate, e certi rischi non ci sono più. Il problema è però che in questo momento i sistemi di controllo che fungono da contrappeso ad un eccessivo potere non ci garantiscono. O non esistono (antitrust) o funzionano male (magistratura, servizi segreti), o sono eccessivamente asserviti al potere esecutivo (informazione). Scenario che esisteva anche in passato, ma che al presente è secondo me peggiorato.
      In una situazione del genere una governabilità garantita per 10-15-20 anni, in Italia, vorrebbe dire controllo a tappeto dei mezzi di informazione e radicali riforme nel sistema d’istruzione, basi per una macchina di propaganda oliata alla perfezione.
      Ovvero come prepararsi il terreno ad avere una sicura maggioranza popolare. Ipnotizzata, oserei dire.
      E pronta a fare carta straccia della costituzione.
      E’ chiaro, qui si gioca di fantapolitica e sistemi, forzando un po’ le letture.
      Ma il nocciolo è che dipende solo ed esclusivamente da noi.
      La mia domanda sui rischi di una deriva autoritaria - che non deve essere necessariemente sanguinosa, ma anche solo "morbida" - si riferiva a questo.

    • Di Lord_Paramount (---.---.---.100) 26 maggio 2009 12:58

      Ci può stare che si temi il venir meno di certe funzioni coessenziali al mantenimento del sistema democratico.
      Però non solo tecnicamente, ma anche nei fatti, io credo che questa sia una previsione irrealizzabile.
      Si pensi solo al fatto che in parlamento oggi nessuno ha la maggioranza assoluta dei voti. Se anche il partito attuale di maggioranza avesse tutto l’interesse, all’indomani dell’approvazione del referendum, a correre da solo ed ottenere così per sè tutto il potere legislativo, gli altri si premurerebbero sicuramente di fare, prima del voto, una legge elettorale che permettesse a loro di rimanere determinanti per la formazioni di governi e maggioranze.
      In breve, se anche il referendum ottenesse il sì, non si andrebbe comunque a votare con la legge fuoriuscente dal referendum. Così come, del resto nel 1993 non si andò a votare con il sistema uscente dal referendum di quegli anni: la legge mattarella fu approvata immediatamente dopo la sua approvazione, e guardacaso ha consentito agli stesso protagonisti di allora di mantenere quel potere di determinazione e ricatto che già allora avevano.
      In compenso, se passasse, si avrebbe se non altro il ritorno al sistemi dei collegi, e quindi a quella rappresentanza diretta tra elettore ed eletto che la nostra costituzione cristallizza nell’"appartenere" la sovranità ai cittadini e non ai partiti.

  • Di Truman Burbank (---.---.---.148) 26 maggio 2009 11:46

    Ricordo una storiella secondo la quale, quando i turchi entrarono a Bisanzio, abbattendo definitivamente l’Impero d’oriente, trovarono dei chierici che erano così concentrati in un dibattito teologico (forse sull’immortalità dell’anima) che non si erano resi conto che le mura della città erano crollate e gli invasori erano entrati. I turchi tagliarono loro la testa senza pensarci troppo.

    Ecco, mi sembra che qui si dibatta di spaccare un capello in quattro, della quadratura del cerchio, o di qualche problema analogo, quando le mura sono già crollate e gli invasori stanno già tagliando teste.

    Il porcellum è una legge che toglie ogni rappresentatività agli elettori. Con o senza i referendum. Il porcellum è una legge pensata per dare potere ai partiti contro i cittadini. Esso va abrogato in blocco. Finchè ciò non avverrà non ha alcun senso (parlo di senso politico) votare alle elezioni politiche o ai referendum. Con le modalità attuali si tratterebbe solo di un atto di consumo, non di politica.

    E non c’è alcun rischio di deriva autoritaria nel non votare. I turchi sono già entrati. Bisogna prendere le armi e combattere.

  • Di cincinnato (---.---.---.201) 26 maggio 2009 12:14

    Anche se vincessero i "sì", cosa vieta alla maggioranza dei parlamentari che non gradiscono questo risultato di mettersi insieme e rifare una legge elettorale degna di questo nome?
    C’è il tempo e ci sono i numeri.
    Saluti

  • Di Truman Burbank (---.---.---.148) 26 maggio 2009 15:36

    Un neurone è una struttura biologica di inaudita complessità. Per un parlamentare è molto più del necessario. L’unico requisito del parlamentare è che egli obbedisca pedissequamente alla disciplina di partito. Per fare questo basta anche una frazione di neurone.
    Chi ha un cervello e lo usa non è adeguato a fare il parlamentare, sarebbe sospetto, perchè potrebbe fare qualche scelta in base al proprio ragionamento. Quindi non sarebbe affidabile. Ecco perchè nessuna persona capace di ragionare può essere mandata in Parlamento. Sarebbe un pericolo per il partito. E i partiti sono saggi. Hanno formato le liste in modo da evitare ogni pericolo. E gli elettori hanno convalidato tali liste votando. Chi abbiano votato è del tutto inessenziale.

    Tanto tutti i possibili parlamentari erano selezionati a priori. Tutti persone affidabili. Ancora più affidabili se sono condannati / indagati / inquisiti.

  • Di afroitaliana (---.---.---.86) 29 maggio 2009 12:23

    Tanto quando vanno su, sono tutti uguali-comunisti-...i politici!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! ....e leghisti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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