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Commento di Marina Serafini

su Coronavirus | La Pandemia è collettiva, il confino è politico


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Marina Serafini Marina Serafini 9 aprile 2020 09:18

In effetti, cara Francesca, proprio ieri mi sono imbattuta in un video, pubblicato sull’Ansa e oggi scomparso, realizzato da Marco Lillo, un giornalista piuttosto serio, e quindi piuttosto arrabbiato - proprio come lo sei tu. In sintesi dichiarava di aver scoperto di aver contratto il famigerato virus soltanto dopo averne superato la prova. Aveva infatti cercato di effettuare un tampone dopo una febbre di pochi giorni con tosse e sintomi compari, ne aveva fatto richiesta anche a pagamento, ma la sua condizione non era stata considerata "così grave" da farlo avanzare di graduatoria e chi giá era andato a presentare la stessa richiesta. Si è buttato quindi sul web e ha acquistato, a sue spese, un kit medico di verifica. Lo ha comprato in un altro paese europeo che, a sua volta, lo ha fatto venire dalla Cina. Dopo 15 gg., e l’esborso personale di 300.00 E, questo uomo ha avuto accesso al suo kit. La confezione era da 40 pezzi - confezione minima - in quanto possono farne acquisto SOLO i laboratori. Cosí ha scoperto di essere passato per il virus e di esserselo lasciato alle spalle. Questo uomo è arrabbiato: per responsabilità personale, dopo i lievi sintomi durati un paio di giorni (poteva trattarsi di una normale influenza o di un colpo di freddo) si è posto in quarantena volontaria. Ma quanti di noi lo avrebbero fatto? Dici bene tu : ognuno sia responsabile per sè e per gli altri, ma qualcuno deve essere piú responsabile di tutti!!! Qualcuno deve mettere i cittadini in condizione di comportarsi in modo responsabile e di comprendere davvero cosa sta avvenendo e come sia corretto comportarsi. Qualcuno deve rendersi conto che le persone hanno paura, qui in Italia, di farsi vedere da un medico perché hanno il terrore di finire in ospedale, perché in ospedale si muore. A partire dai medici e dal personale dedicato, perché non sono rispettate le condizioni di sicurezza. Perché gli ospedali stessi sono diventati veicolo di trasmissione del problema. La chiusura va bene, ma è un palliativo; la chiusura deve avvenire a valle di azioni che vanno attuate a monte. Con il classico ridicolo ritardo ora stanno iniziando le inchieste, nonostante le grida dei testimoni facciano da sfondo da settimane. Quello che accadeva a Bergamo io lo ho capito molto prima che arrivassero i carri militari con le bare, e l’ho saputo perché mi è stato raccontato da chi ci vive, lì. Non é realistico pensare che fosse un segreto! Che la gente, in Veneto, muore in casa per mancanza di risorse mediche lo sapevo già da giorni, prima che i giornali ne parlassero, e per lo stesso motivo. Intanto sui quotidiani continuava la tarantella dei commenti che sminuivano la gravità della situazione. Anche io ero incredula, anche io come te ho inizialmente pensato che fosse una montatura mediatica ( mi riferisco a quanto scrivi nel diario), ma questo è dipeso dalla pessima informazione ufficiale. Responsabilità dei governi, responsabilità di ottusi interessi di mercato, responsabilità di una stampa asservita e cieca. Ma in tutto questo continuiamo a uscirne atterriti, perché la stessa domanda che ci poniamo da tempo continua a restare li, granitica e indisturbata, come un enigmatico dolmen: ma l’Uomo, dov’é?


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