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Commento di Persio Flacco

su La questione ebraica (di nuovo?!)


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Persio Flacco 22 febbraio 2019 21:33

Affermare che l’antisionismo è una forma di antisemitismo implica l’affermazione che il sionismo è componente dell’identità ebraica. Così che l’avversione alla ideologia sionista deve essere interpretata come avversione verso l’identità ebraica, cioè come antisemitismo.

A porre con forza questa equivalenza non sono gli antisemiti, come sarebbe logico pensare, sono i sionisti.

Il motivo per cui sarebbe logico pensare che solo un antisemita può essere autore di questa equivalenza è semplice: chi altri, se non un antisemita, potrebbe attribuire ad un ebreo, in quanto ebreo, l’adesione alla ideologia sionista? Come se, da quando nasce, un ebreo dovesse essere considerato un membro della banda Stern, o un seguace di Jobotinsky o, più modestamente, di Netanyahu.

E invece gli autori di questa affermazione intrinsecamente antisemita sono gli stessi sionisti. E anche il motivo di questo è facilmente comprensibile. 

Come si farebbe altrimenti a nullificare il disgusto che suscita in alcune persone il blocco di Gaza, che va avanti da 12 anni, con quasi due milioni di persone costrette in un recinto dove nascere, vivere, morire, sopravvivendo della carità internazionale (di quella a cui è concesso il passaggio ovviamente)? Lo si definisce frutto antisemitismo, e il gioco è fatto.

Tutto sommato stupisce che relativamente poche persone tra i gentili cadano nella trappola, che distinguano sionismo da ebraismo. Non così, mi pare, l’assoluta maggioranza degli ebrei che intervengono sulle tribune mediatiche, che abbracciano e fanno propria senza troppi patemi una affermazione antisemita.


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