Ce ne corre >
ACCOGLIENZA
è un termine che assume la propria valenza dalla specifica dei suoi contenuti.
Accogliere un ospite di passaggio significa fornire il vitto e l’alloggio per
un breve periodo. Mentre accogliere un soggetto nuovo ed estraneo senza una
scadenza predefinita comporta la “creazione” di presupposti validi per favorire
un inserimento autonomo e duraturo, oltre che proficuo ai fini della sua
esistenza.
La differenza è quindi abissale. Nei fatti.
IN NOME di nobili
principi umanitari a lungo si è ragionato solo in termini di soccorso e “prima
accoglienza”. Lasciando altresì ampio spazio a delle soluzioni estemporanee,
provvisorie e perfino irregolari.
Il tutto quasi ignorando la sussistenza di analoghi
problemi per diversi milioni di nostri concittadini disoccupati e di famiglie a
rischio povertà.
Una miscela ad alto potenziale detonante, quanto meno sotto un
paio di aspetti.
Quando difettano le risorse essenziali, la forzata “convivenza”
con soggetti paracadutati dall’alto è fonte di crescenti distinguo, di attriti
e reiterati conflitti.
Di violento contrasto
sono le reazioni a successivi tentativi di ripristino di forme di legalità.
Ergo.
Quanto accaduto a Roma sono le avvisaglie di altri possibili eventi pronti a
divampare.
Visto l’effetto “risonanza”, vale sempre l’auspicio che i media non
diano, così tanto, volto e voce agli opposti schieramenti.
Già difficile è
immaginare una formula risolutiva per La “saga” dei clandestini …