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Commento di Marina Serafini

su La preghiera del mattino di Hegel


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Marina Serafini Marina Serafini 20 agosto 2017 18:50

Salve, le rispondo solo ora perché le notifiche relative ai commenti non arrivano. Mi scuso, dunque. La mia nota non era un’accusa nei confronti di Hegel, ma una riflessione, forse un po’ appassionata, proprio su quanto lei andava scrivendo. Mi spiego meglio: oggi si parla di postverita’, di crisi della vera notizia, di manipolazione informativa..di ipnosi di massa, di storytelling, e chi più ne ha piú ne metta. Ed è tutto maledettamente vero: viviamo in una realtà raccontata, e raccontata con intenti spesso nutriti da forzosi interessi privati (e monetizzati). Personalmente non credo che in passato sia stato molto diverso. Dagli antichi miti alle Historiae dei romani, fino agli albori del moderno marketing, con Bernays, il famigerato padre della grande propaganda. Oppure basterebbe dare una scorsa al Breviario dei politici di Mazzarino, o alla Psicologia delle folle di Le Bon... L’uomo vive raccontando, ha detto qualcuno, e apprende dai racconti. E dietro ad un racconto esiste sempre un intento. Ieri come oggi. Quanto ad Hegel sono personalmente irritata con chi ha fatto il passo verso l’esistenza e poi se ne e’ ritratto "comodamente" verso l’assoluto. Un po’ come fece Heidegger nella sua Khere... Una fuga da quella storia che lui stesso voleva inizialmente far vivere coscientemente dall’interno, una rinuncia che ha pagato con la decadenza sconvolgente degli ultimi anni, quelli dei "quaderni neri". Fuggire dalla storicità é negare la propria stessa umanità - e con essa quella di ogni altro. A rileggerla presto.


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