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Commento di Persio Flacco

su Brexit e il futuro dell'Europa


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Persio Flacco 6 gennaio 2017 21:59
In materia di Economia potrei definirmi un profano informato, dunque il valore dei miei ragionamenti vanno inscritti in questa cornice. A chi si sta chiedendo legittimamente: "Ma allora perché intervieni su una materia che non conosci? Faresti meglio a tacere e a lasciar parlare gli esperti." rispondo: perché le dinamiche economiche mi riguardano, influiscono direttamente sui miei interessi primari e perché non mi fido affatto della categoria degli economisti.
Prima della crisi finanziaria del 2007/2008 ero felicemente un profano senza aggettivi. Dopo la crisi, avendo constatato la fenomenale debacle mondiale dei depositari della scienza economica nel prevederla, avendo preso atto che la credibilità delle decine, delle centinaia, di esperti economisti che quotidianamente pontificavano sui mass media distillando la loro sapienza al volgo, era caduta rovinosamente a zero, ho iniziato ad informarmi. Ed è questo a legittimare il mio intervento.
Alcune affermazioni:
La prima riguarda in generale l’Economia. Qualunque ragionamento o previsione in materia di economia e finanza che non tenga conto dei più rilevanti aspetti della realtà politica, sociale e anche culturale di un certo contesto e delle sue relazioni in ambito geopolitico, è priva di fondamento.
La seconda riguarda l’Unione Europea. Attualmente la governance della UE presenta un marcato deficit quanto a capacità e affidabilità del management. In breve: la UE è come un’azienda i cui vertici sono agli ordini del suo maggiore concorrente. E’ evidentemente incapace di badare agli interessi dei soci ma li comanda a bacchetta.
La terza sul Regno Unito. Come è noto, grazie alla speculazione di Soros, che ora ci ammonisce a salvare l’Unione, la Sterlina dovette uscire dallo SME per non rientrarvi più, rimanendo quindi fuori dalla moneta unica. E così è rimasta: con un piede nell’Unione e con l’altro fuori. A ciò hanno concorso la mentalità isolana; la memoria imperiale e la collana di paradisi fiscali, sotto forma di protettorati della Corona, come succedaneo dell’impero perduto; lo speciale rapporto con gli USA, fondato su una serie di affinità in svariati campi, non ultimo quello della leadership condivisa sulla rivoluzione neoliberista inaugurata da Tatcher e Reagan.
La Brexit deriva dalla pressione imposta alle classi medio basse dell’UK dalla crisi economica indotta dal crollo finanziario del 2007/2008 rafforzata dal deficit di governance dell’Unione. I cittadini del Regno Unito hanno percepito la permanenza nell’Unione Europea come un’àncora che rischiava di trascinare al fondo la sua economia e la crescente pressione ad uniformare le normative del loro Paese come una minaccia alla loro identità culturale.
Il Regno Unito non è il solo Paese membro dell’Unione in cui sono presenti queste tendenze di fondo, ma era il solo che poteva permettersi di non subire traumi dell’uscita dall’Euro essendone già fuori.
Prospettive. 
Priva di una governance votata a tutelare unicamente i suoi interessi, lo spazio economico europeo è destinato ad un lento ed inevitabile deterioramento fino a una improvvisa crisi. Senza istituzioni trasparenti e democratiche la fiducia dei cittadini europei nell’Unione non potrà risalire la china in cui è caduta, e senza la fiducia dei cittadini non è più possibile alcuna seria riforma che ponga rimedio alla sua debolezza strutturale che espella e sostituisca la classe dirigente incapace e infedele che attualmente la guida.
Se questa è la realtà, e credo che lo sia, i sistemi economico produttivi dei Paesi membri vireranno sempre più marcatamente verso una mentalità nazionalistica, ponendo in tal modo spontaneamente le basi del dopo UE. Ad iniziare dalla Germania, ovviamente, poi dall’Austria e dai Paesi Bassi, e dalla Francia, con i suoi satelliti, e via via dagli altri, dando vita a macroregioni economiche unite da comuni e immediati interessi di mercato.
A noi italiani, oppressi da una dittatura partitocratica corrotta e corruttrice che nulla ha fatto per porre rimedio alle nostre tare, non rimarrà che ricordare le rime del Padre Dante, sperando che qualcuno ci compri per un tozzo di pane.
Sarei curioso di sapere quali indicazioni darebbe un esperto di economia se questo scenario fosse realistico.

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