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Commento di alride

su "Non do neanche un euro all'Abruzzo": voglio solo uno Stato efficiente


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alride 20 aprile 2009 18:52
Povera Patria,
dice il grande Battiato.
Ma lo dice anche chi scrive queste righe, che grande non è.
L’Italietta di Aldo Fabrizi che andava al mare ad Ostia (per chi non è di Roma, Ostia è il litorale della capitale) con il treno ed il cocomero sottobraccio, quella di Sordi e di Totò era grandiosa. Priva di ipocrisia e gravida di dignità. Le cose si chiamavano per nome e per cognome. La gente era troppo impegnata a metter su famiglia e lavorare.
 
Il 25 aprile era il 25 aprile, chi si comprava il televisore, la 500 o la Lambretta per portarci a spasso moglie e figlio, non stava nella pelle per la gioia. Il 1° maggio era una grande festa, un momento per sentirsi, quelli che vivevano di lavoro nelle fabbriche, tutti uniti ad ascoltare le note dell’internazionale, con un groppo alla gola per la commozione.
 
Giorgio Almirante era un grande politico, colto, che parlava ai suoi, forse rimasti in pochi, con toni caldi e mai oltremisura, salvo quando litigava con Pajetta, ed intellettualmente onesto.
 
I democristiani, facevano quello che potevano per ricostruire il paese, regalavano il lavoro nella pubblica amministrazione, per far mangiare le famiglie, certamente con molti mazzi di banconote che restavano appiccicati ai polpastrelli delle loro dita.
 
L’Italietta di oggi è piccola piccola.
Divorata da squali bianchi della politica, bugiardi, arroganti e voraci. Perche già sono ricchi e pieni di case, al mare, in montagna ed a New York, (ed hanno anche la suite riservata nei cinque stelle di via veneto, per spararsi meglio coca e puttane (con rispetto parlando per quest’ultime).
Chi è stato a Perugia, al festival internazionale della stampa, sa quello che è stato detto dell’informazione, dell’intreccio tra editori, giornalisti e raccolta pubblicitaria.
Stiamo assistendo a “scandali” di tutti i tipi, che ci lasciano indifferenti sempre più, perché sono la normalità. Nei cimiteri, nella sanità ove si sono vendute anche le cornee, nel sistema finanziario e ovunque già sappiamo, senza che chi scrive lo ricordi, sull’asfalto ove restano le chiazze di sangue dopo ogni omicidio di mafia e di camorra.
Ma non per questo che l’Italia è piccola, lo è perché è priva di progettualità, non ragiona più per grandi temi e per valori comuni (certamente ciascuno ha i propri), non ha il senso della collettività.
Non ha il senso dello Stato.
Un paese con un basso senso dello Stato, non è adulto.
Siamo il paese delle lacrime, quelle finte, perché dopo tutto continua come prima.
E infatti, in Abruzzo, qualcuno dice prima ricostruiamo e poi facciamo le inchieste.
La fiera dell’ipocrisia straripa come un fiume in piena, ogni TV, associazione o club si appunta la coccarda della generosità, facendo della raccolta di fondi un mezzo di propaganda per il proprio prodotto.
Ieri sera, domenica, un giornalista sportivo di una rete RAI ringraziava, a che titolo?, per gli sms di beneficenza.
Ma quale euro?
Neanche un centesimo. C’è lo Stato, e che sia grande, per chiunque ne abbia bisogno.

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