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Commento di Persio Flacco

su Bombardare la Libia per colpire ISIS rischia di esporre l'Italia ad attacchi? Una preoccupazione molto diffusa.


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Persio Flacco 6 agosto 2016 23:18
Un master in security studies? Allora conoscerai almeno Sun Tzu e von Clausewitz.
Vediamo se è vero. A seguito dell’intervento militare contro il regime di Gheddafi in Libia attualmente la situazione è estremamente frammentata: nessuna delle parti sul terreno sembra avere la forza e il seguito necessari per prevalere sulle altre. La Libia è un paese la cui popolazione è a grande maggioranza islamica, e sappiamo che gli interventi occidentali in terra islamica suscitano inevitabilmente indiscriminate reazioni antioccidentali di natura religiosa, dunque estreme e radicali. Sappiamo anche che l’occidente più prossimo alla Libia è l’Europa, non gli USA. E’ noto che l’impulso che ha condotto la Francia, poi l’UK e l’Italia e quindi la NATO a intraprendere un’azione militare per rovesciare Gheddafi è provenuto dagli USA ("Guidare da dietro" è una espressione coniata da Obama a proposito di quella guerra, ricordi?). Inoltre sappiame che, oggettivamente, il rovesciamento del regime di Gheddafi non ha portato alcun vantaggio all’Europa, ha portato invece molti e gravi svantaggi. Tra cui terrorismo, profughi, incertezza nello sfruttamento delle risorse petrolifere libiche, instabilità in una regione al suo confine sud.
Riepilogando:
1. l’intervento militare ha scarse o nulle prospettive di successo al fine di far prevalere una fazione sulle altre e ricondurre il Paese ad una parvenza di unità e di affidabilità di governo;
2. quasi certamente l’intervento militare provocherebbe ulteriori manifestazioni di radicalizzazione islamica anti occidentale, in qualsiasi punto del mondo islamico, dunque anche nelle comunità islamiche europee;
3. essendo l’Europa l’obiettivo più prossimo è quasi certo che sarà essa ad essere colpita dal terrorismo islamico;
4. visti gli effetti totalmente negativi che ha sofferto l’Europa per l’iniziativa statunitense di rovesciare Gheddafi, effetti totalmente prevedibili e dunque sicuramente previsti, nulla assicura che questa volta gli USA si siano curati che la loro attuale iniziativa militare non leda ulteriormente gli interessi europei.

Ora, con queste premesse, vorrei capire quale stratega consiglierebbe all’Europa e all’Italia di partecipare all’azione militare promossa dagli USA. Non parlo dei grandi maestri nell’arte della guerra, parlo anche dei più scalcinati conoscitori dei più elementari rudimenti di strategia militare. Sono talmente convinto che anche questi ultimi sconsiglierebbero di buttarsi nell’impresa da chiedermi: ma quelli che invece sbraitano affinché lo si faccia, non saranno per caso nemici dell’Europa e dell’Italia in particolare? Infatti, chi vorrebbe che il proprio Paese vada incontro al disastro se non un imbecille o un suo nemico giurato? Tu in quale delle due parti ti collochi?

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