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Commento di Ilaria Ampollini

su Grillo, la mammografia e gli italiani. Il primo passo falso della cattiva scienza


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Iaia Leone Ilaria Ampollini 14 maggio 2015 10:39

Senta, lei sta facendo una confusione enorme e controproducente. Se vuole discutere, discutiamo, ma cerchi di costruire un discorso che abbia capo e coda e di portare argomentazioni intelligibili

La frase da lei riportata "il tumore al seno in donne da 40 a 50 anni raggiunge il 39%, quello alla prostata in uomini dai 50 ai 70 anni il 46%" termina con la seguente considerazione: "Siamo dunque una “riserva” di tumori che fortunatamente in larghissima misura rimane silente". Questo significa che in assenza di sintomi clinici, spesso la diagnosi non viene fatta (soprattutto se si parla di soggetti anziani) o, se viene fatta, non porta a terapie, che sarebbero in molti casi inutili e non necessarie. 

Lei è libero di pensarla come vuole su Grillo, Veronesi e la mammografia. Ma un leader politico che, durante una marcia per il reddito di cittadinanza, sente la necessità di dichiarare che ’le mammografie hanno ridotto la mortalità per cancro in percentuale bassissima’, sottintendendone dunque l’inutilità, è quanto meno criticabile. Oppure no? (Altrimenti ne parli con le donne a cui una mammografia ha salvato la vita, tipo la mia professoressa che a 39 anni in sette mesi è guarita da un carcinoma al seno preso per fortuna in tempo, con una mammografia che lei neanche voleva fare). 

Le case farmaceutiche hanno degli interessi. Certamente. Ovvio. Mi pare che qualsiasi azienda li abbia. Se non guadagnano, non sopravvivono. Se vuole, possiamo auspicarci che tutta l’industria farmaceutica fallisca, ma non credo sia una bella idea. Anche il meccanico ha interessi economici, così come l’elettricista, il veterinario, l’imprenditore e qualsiasi altra persona che lavori per vivere e voglia mandare avanti un’attività. Dunque cosa facciamo? Accusiamo il meccanico di mentire sulle gomme da cambiare, l’olio da sostituire o le pastiglie dei freni da buttare? Oppure ci fidiamo delle sue competenze?

Se lei non vuole fare prevenzione, fare screening, curarsi il colesterolo o la pressione alta, per non arricchire le case farmaceutiche, è liberissimo di farlo. Si ricordi, in ogni caso, che il primo interesse delle case farmaceutiche è CURARCI, perché più a lungo la popolazione vive, più emergeranno disturbi cronici (tradotto: guadagno sicuro protratto su lungo tempo).

Forse allora il vero problema è l’ignoranza, che ostacola qualsiasi capacità di discernimento tra ciò che è ragionevole e ciò che è invece irresponsabile e assurdo, al di là di ogni dubbio. Ma se vogliamo dare la colpa alle case farmaceutiche, a Veronesi, ai medici e fidarci del pifferaio magico, nessuno ci vieta di farlo. 


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