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Commento di Patrizia Dall’Occa

su Il terremoto che ha sconvolto una nazione


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Patrizia Dall'Occa Patrizia Dall’Occa 11 aprile 2009 14:30

Quando scrivo normalmente mi lascio prendere dall’emozione, dal lato personale, da quello che io sento, magari esagerando nel sottolineare il sentimento. Miro all’empatia, questo sì. Questo articolo, in particolare, è volutamente anti tutto, anti polemica, anti riflessione pratica, anti sezionamento del fatto. Queste parole vogliono ad ogni costo arrivare dritte al cuore. E’ spocchiosa questa affermazione, mi rendo conto, fa così strano parlare di reale sentimento oggi giorno che quando ce lo troviamo di fronte ci sentiamo in difficoltà. E credo che in questo risiedano i voti negativi, comunque ben accetti, a ciò che ho scritto. Ma non mi rimangio una sola parola. Da quando il disastro è avvenuto non passa giorno senza che pensi a come poter agire pur rimanendo ferma. Non sono una volontaria, né potrei esserlo per vari motivi. Ho mandato diversi sms, limitatamente a quanto era in mio potere fare. Ma mi ronza nella mente l’idea che qui, anche non volendo, si continui a speculare sulla reale concreta evidente sofferenza di persone come noi.
Le istituzioni? faranno quello che faranno. Ma le istituzioni sono macchine complesse, che dipendono da troppi uomini, che stanno sotto uomini, che dipendono ancora da altri. Uomini. Persone con un cervello e un cuore che se non possono agire come insieme potranno però ragionare come singoli e trovare un modo alternativo per raggiungere lo scopo. Il GOVERNO non può fare? bene, ma sono sicura che ogni singolo parlamentare, onorevole, essere umano possa mettere mano al portafoglio e versare, anche in segreto, anche scaricandolo dalle tasse, un euro per queste persone. E’ questo che voglio far capire. Basta accusare, abbassiamo lo sguardo dalla cima alla base e agiamo. Io lo dico a te che leggi, tu fallo con gli amici che conoscono amici e così la catena di aiuti aumenta a dismisura oltre quelli che sono già presenti, oltre chi ha le mani tagliate per spostare macerie... oltre il dovere e il lavoro. Oltre. Abbassiamo lo sguardo, e in silenzio ascoltiamo.


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