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Commento di Persio Flacco

su Per una riforma democratica del Senato


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Persio Flacco 5 maggio 2014 21:31

La mia netta impressione è che Matteo Renzi, con la trovata populista sul Senato, stia promuovendo una "riforma" istituzionale di ben più vasta portata, tale da rendere formale la costituzione materiale attualmente vigente.

Dal "decisionismo" craxiano, passando per il Piano di Rinascita Democratica della P2, il sogno dalemiano di un "paese normale" (cioè al modello bipolare statunitense), il Porcellum berlusconiamo, la amplissima tolleranza di Napolitano, il Partitismo trionfante, ci ritroviamo oggi con un Parlamento di nominati la cui principale attività consiste nell’approvare provvedimenti legislativi emanati dal Governo, con una totale inversione di ruoli rispetto all’architettura della Costituzione formale. In quest’ultima, infatti, protagonista è il Parlamento: ad esso spetta il potere di indirizzo della vita pubblica attraverso l’esercizio della funzione legislativa; da esso trae legittimità e mandato il Governo. Ora è il contrario.
L’indicatore più significativo della intenzione di Renzi di istituzionalizzare la costituzione materiale sta nelle proposte di riforma elettorale finora presentate.
Tra liste e listini gestiti dai partiti, soglie di sbarramento, premi di maggioranza, la soluzione escogitata mira a restringere la rappresentanza per mettere definitivamente al riparo il Governo dalle insidie di un Parlamento troppo vicino ai cittadini, un Parlamento con troppo potere sull’esecutivo. Come se la Democrazia non fosse esattamente questo: l’esercizio del potere del Popolo, del sovrano democratico per eccellenza.
La controriforma renziana, invece di agire sui meccanismi istituzionali che, interpretati al modo partitocratico, rendono instabile l’esecutivo, tende a fare del Governo l’espressione dei partiti e a promuoverlo a Principe al posto del Parlamento.
Una trovata che rende desiderabile il Presidenzialismo, e forse è proprio per questo che viene indicata come soluzione.
In realtà nella Costituzione non c’è scritto che il Governo deve avere la fiducia del Parlamento in ogni istante della sua vita.

Cito:
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Costituzione - TITOLO III - Art. 94.

Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.

Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale.

Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia.

Il voto contrario di una o d’entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni.

La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.

L’intenzione del costituente mi sembra chiara: il Governo è espressione del Parlamento, ma il Parlamento, una volta accordata la fiducia, non può revocarla se non con le modalità indicate nell’articolo. Il ricorso alla mozione di fiducia da parte del Governo dovrebbe essere limitato a casi eccezionali, invece è usato come ordinaria arma di ricatto per piegare il Parlamento ai suoi voleri, che in definitiva sono quelli dei partiti. 

Ogni provvedimento di legge: dalla finanziaria alle normative su temi eticamente sensibili, dovrebbe avere origine in Parlamento: il Governo dovrebbe limitarsi ad eseguirlo.(è per questo che di definisce Esecutivo, no?).

Se si ritiene di dover rafforzare ulteriormente la stabilità dei governi basterebbe modificare questo articolo e rendere più difficoltoso togliere la fiducia. Ma è evidente che non è questo che si vuole: ciò che si vuole è depotenziare la Democrazia limitando la rappresentanza.


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