Aggiungo due considerazioni tratte da Marco Rovelli, oggi su l’Unità. Titolo: "Quando il silenzio diventa negazionismo". Nel testo: "Ci chiediamo spesso come fosse possibile che i tedeschi non sapessero
dei lager, come fosse possibile lasciar correre quella catastrofe
immane. Rispondere è facile. Basta guardare ciò che siamo noi....Basta fingere che non accada nulla. Come quei pescatori che sono
passati per quelle acque, che hanno visto quegli uomini e quelle donne
affogare, e che sono andati oltre. Lo fanno perché la legge impone di
non intervenire, pena il sequestro della barca, e magari l’accusa di
favoreggiamento dell’immigrazione clandestina...Non sono mostri quei pescatori. Sono come noi, che vediamo e passiamo
oltre. Che accettiamo in buona coscienza le leggi che determinano tutto
questo, rendendo illegale l’ingresso in Europa...La Bossi-Fini (ma ancora prima, ricordiamolo, Turco-Napolitano) è la
legge più repressiva e escludente d’Europa, che pure il governo di
centrosinistra si è ben guardato dal cambiare. Proviamo sgomento per
quelle centinaia di morti? Sì? E allora vogliamo continuare con la
nostra ipocrisia? Non basta un ministro nero, a salvarsi l’anima. Ci
vogliono fatti concreti, avere il coraggio di pronunciare parole non di
compassione, ma di azione".
Appunto. Quello che i radicali hanno cercato di fare - fatti concreti - e che la maggior parte della gente di sinistra ha impedito. Perché ha preferito continuare con la sua ipocrisia. E adesso piagne...
That’s all, folks!