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Commento di Persio Flacco

su Siria: verso lo scontro di civiltà (?)


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Persio Flacco 31 agosto 2013 14:55

Vedo che rilancia, facendomi passare da amico dei massacratori, e se rilancia significa che vuol continuare la partita. Bene.

Bashar al-Assad è un massacratore solo nel Truman Show nel quale Potere e Lobby tentano di far restare l’opinione pubblica.
Fuori dal Truman Show, nella realtà, Assad non è un personaggio monodimensionale: il massacratore appunto, ha molte altre dimensioni. 
La prima da aggiungere che mi viene in mente è: torturatore per conto della CIA. 

Se le ricorda le Extraordinary Rendition, vero? Ricorda cosa dichiarò l’ex funzionario dell’Agenzia Bob Baer? "If you want a serious interrogation, you send a prisoner to Jordan. If you want them to be tortured, you send them to Syria. If you want someone to disappear—never to see them again—you send them to Egypt.".
Abbiamo aggiunto un’altra dimensione al personaggio: sicuramente non positiva ma certamente al tempo ritenuta utile da quelli che ora lo rappresentano in modo, diciamo, "semplificato".

Forse il padre di Bashar: Hafez, si presta meglio ad essere descritto in modo semplice come massacratore, visto che nell’82 represse nel sangue un tentativo insurrezionale con centro ad Hama.
Tuttavia, considerato che la sollevazione fu preceduta da una serie di attentati dinamitardi ad opera della Fratellanza Musulmana e che l’ultimo ha mancato di un soffio dal fargli la pelle, ecco che anche la figura di Hafez inizia ad acquistare qualche altro lato. Ma c’è dell’altro: a quanto pare la violenta reazione di marca sunnita originava dallo scandalo suscitato dalla proposta di Hafez di emendare la costituzione togliendo l’obbligo per il presidente di essere di fede musulmana.
All’epoca gli insorti non disponevano di consulenti occidentali per le pubbliche relazioni, dunque non pensarono di definire come lotta per la democrazia e la libertà quella che era una trucida insurrezione di marca confessionale contro gli infedeli, e questo diluisce ulteriormente la figura di massacratore cucita addosso al padre dell’attuale presidente. Come vede solo nel Truman Show si trovano personaggi monodimensionali.

Ma torniamo al massacratore attuale, alle prese con una insurrezione che è iniziata, come l’altra, sotto le insegne del sunnismo integralista... mi correggo: sotto le insegne della libertà e della democrazia, almeno nel Truman Show, e che, nel corso tel tempo, si è arricchita di tutte le sfumature disponibili nell’ambito dell’estremismo islamico mondiale.

Vediamo di capire meglio. L’insurrezione stabilisce un prima e un dopo: prima Bashar al-Assad non era un massacratore (al più lo si sarebbe potuto definire un torturatore a contratto per la CIA: ma torturava i cattivi, no?) e la Siria, a detta dei più affidabili commentatori, era un paese tranquillo nel quale alle minoranze religiose veniva garantita la libertà di culto, con un buon tenore di vita e di welfare per i cittadini. Nei suoi 13 anni di "regno" Bashar non ha mostrato particolari tendenze al massacro, al contrario: si è dimostrato piuttosto tollerante e ragionevole, almeno per gli standard dell’area. Certo, non lo era per noi alfieri della democrazia e della libertà, che quando vogliamo giudicare un regime che ci sta antipatico usiamo, che so: la Francia, come pietra di paragone, ottenendo la rappresentazione semplificata che ci è più utile per rintuzzare gli argomenti dei perfidi relativisti.

Bene, dunque Bashar non è sempre stato un massacratore che uccide il suo stesso popolo (secondo un meme che va per la maggiore sui nostri mass media) è stato anche un buon capo di Stato, seppure con un ruolo autoritario, e questo aggiunge una ulteriore dimensione alla sua figura. Mi spiace dover continuare a strappare le quinte del suo Truman Show, non la prenda per scortesia, ma la dentro mi ci ritrovo un po’ sacrificato.

E passiamo al dopo insurrezione, a quando Bashar si è trasformato in massacratore. Premettiamo innanzitutto che la Siria, come altri paesi del M.O., ha confini tracciati col righello dagli inglesi in base alle loro particolari considerazioni geopolitiche, e che è uscita dalla dominazione coloniale: prima ottomana e poi occidentale, solo nel ’46. Un paese quindi al cui interno sono rimaste forti divisioni religiose ed etniche, ciascuna con molte connessioni ad interessi e riferimenti esterni, e con una coscienza nazionale che si potrebbe definire un po’ fiacca, comprensibilmente aggiungo io.

Qualcuno dice che allo scoppio dell’insurrezione abbiano concorso forze esterne, che agenti dell’intelligence turca, francese, inglese, statunitense e pure israeliana, abbiano organizzato i primi nuclei di manifestanti perseguendo una strategia di destabilizzazione del Paese. Nulla di più facile in un paese con profonde tensioni latenti come la Siria nel quale per accendere la miccia della guerra civile bastano davvero pochi mezzi.

Sicuramente vi sono stati episodi iniziali che hanno visto l’uso eccessivo e improprio delle armi da parte delle forze di sicurezza siriane che hanno aiutato il corso degli eventi a dirigersi nella direzione che hanno poi imboccato, anche se certe azioni vanno giudicate nel loro contesto

Ebbene questa ipotesi diventa più che credibile osservando la straordinaria somiglianza con l’altra insurrezione: quella libica. Gli schemi sono talmente simili, compreso il tentativo iniziale di far proclamare dal Consiglio di Sicurezza ONU una no fly zone, perfino i nomi delle organizzazioni di sostegno ai ribelli si somigliano, tanto da far pensare ad un vero e proprio "format", come quelli televisivi, posto in essere dai soliti USA, UK, Francia, con l’ausilio delle petromonarchie mediorientali.

Ma ciò che fa diventare certezza i sospetti è l’atteggiamento tenuto dal fronte occidentale nei confronti delle forze in campo in Siria.
Ragioniamo: lo scopo dichiarato del fronte occidentale (dubito sia anche quello dei suoi alleati mediorientali, ma tant’è) è innanzitutto la salvaguardia della popolazione civile in Siria.

Se questo fosse lo scopo il mezzo migliore per perseguirlo sarebbe di interporsi tra i contendenti, di usare imparzialmente il proprio peso e la propria influenza per dissuadere entrambi dal continuare uno scontro nel mezzo del quale la popolazione civile si trova stritolata, uccisa, impoverita, costretta alla fuga. Questo è almeno quello che ci si aspetterebbe da chi segua i principi del diritto internazionale e sia animato dal solo interesse umanitario.

Invece, e questo è un fatto, il fronte occidentale si è immediatamente schierato a favore di una delle parti in conflitto, fornendo copertura politica, mezzi, armi, logistica.
Turchia (paese NATO) e Giordania (alleato USA) hanno reso permeabili le loro frontiere alle forze ribelli offrendo protezione, strutture per l’addestramento, linee di rifornimento di armi, passaggio per combattenti provenienti da mezzo mondo, basi per i comandi militari. Arabia Saudita, Qatar, Emirati, Kuwait, da parte loro hanno provveduto alle risorse finanziarie e al reperimento di armamenti adeguati.
Questo dimostra al di là di ogni dubbio la falsità dello scopo dichiarato dal fronte occidentale.

Per tentare di tappare questa enorme falla di credibilità ai ribelli sono state attribuite motivazioni condivisibili: combattono contro un dittatore sanguinario (qui aiuta il personaggio monodimensionale che impersona Assad nel Truman Show) per la democrazia e la libertà, per questo siamo dalla loro parte, dicono.

A chi conosce un poco quelli che animano la rivolta una tale definizione suona ridicola, ma si conta sul fatto che pochi ne abbiano conoscenza, e tra quei pochi quelli che osano obiettare è facile zittirli accusandoli di essere amici del massacratore.

Purtroppo per i sedicenti Amici della Siria, avendo fallito nell’ottenere dall’ONU il permesso di liquidare subito il regime con bombardamenti umanitari, è diventata sempre più diffusa nell’opinione pubblica la coscienza che i cosiddetti ribelli tutto sono fuorché democratici e libertari, e i veri scopi dell’impresa: del tutto diversi da quelli dichiarati, sono venuti alla luce.

Da qui la disperazione per il fallimento e l’estremo maldestro tentativo di usare il presunto superamento della "linea rossa" sull’impiego di armi chimiche per sconvolgere l’opinione pubblica e indurla ad appoggiare il bombardamento, senza troppo successo. L’opinione pubblica non crede più alle fregnacce che lobby e Potere cercano di spacciarle: il Truman Show è rotto.


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