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Commento di

su La "piaga" del sionismo nell'interpretazione del M5S


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15 agosto 2013 22:56

Mi rendo conto di aver scritto una specie di trattatello che comprende un’ampia serie di questioni. Il fatto è che preferisco non considerare i singoli aspetti della questione di cui stiamo discutendo estrapolandoli dal contesto: non vedo nulla di abbastanza semplice e univoco nel contesto in cui è collocato Israele che si possa definire tale.

Lei dice che identifico il sionismo con le politiche israeliane nella WB (e a Gaza): non è proprio così. Direi invece che il sionismo attuale (nazionalismo ebraico) ispira le politiche israeliane prima come chiave di lettura interpretativa della realtà e poi come suggeritore dei metodi da adottare per affrontare le diverse questioni.
Espresso in questo modo sembra un concetto semplice, ma non lo è affatto. Voglio farle un esempio per chiarire: Nel 2006 David Grossman perse il figlio Uri nella guerra del Libano. Grossman era a favore di una reazione militare forte di Israele contro Hezbollah dopo l’episodio nel quale alcuni militari israeliani furono uccisi da una sortita compiuta da miliziani appartenenti a quella organizzazione. La chiave di lettura usata per interpretare quel fatto gli suggerì i metodi da seguire nella reazione.

Tuttavia, nella sua orazione funebre (http://www.repubblica.it/2006/08/se...) Grossman sembra cambiare completamente approccio alla questione: non chiede vendetta contro quelli che gli hanno ucciso il figlio (al suo posto io avrei l’avrei desiderata con tutte le mie forze), con le sue dichiarazioni successive Grossman chiese invece al suo governo di fare tutto ciò che era possibile per risolvere le cause della guerra. Nella prima modalità Grossman mostra di avere una visione limitata e semplicistica: "tu mi colpisci e io ti restituisco il colpo dieci volte più forte"; nella seconda modalità invece mostra una visione ampia e profonda, tale da essere difficilmente comprensibile a chi non condivide il suo patrimonio culturale. Secondo una rozza semplificazione la prima la attribuisco al nazionalismo, la seconda all’ebraismo. Questo episodio indica, a mio parere, che anche un raffinato intellettuale come Grossman può lasciarsi andare alla semplificazione nazionalistica, salvo recuperare poi una visione più ampia.
Oh, prima che le sorga in mente il sospetto le dico subito che ritengo ovvio che Israele abbia il diritto / dovere di difendersi: non desidero affatto un Israele inerme. Lo preciso perché in passato mi è stata attribuita anche questa intenzione. La distinzione fondamentale non è tra uso o non uso della forza (personalmente non sono un oltranzista del pacifismo), la distinzione è nelle motivazioni e nei metodi dell’uso della forza.

La distinzione tra sionismo di sinistra e sionismo di destra nominalmente esiste, e non voglio negare differenze tra loro; come non voglio negare le differenze tra religiosi e laici e tra le diverse componenti all’interno di queste categorie. Mazzini e Garibaldi erano diversissimi tra loro ma il loro fine era lo stesso, solo che il loro fine comune e apparteneneva alla fase risorgimentale, durante la quale i diversi uniscono le loro forze. Nel sionismo attuale, come ho già detto, questo fine fondativo non c’è più e, continuando nel aparallelo, sarebbe stato assai strano se Mazzini e Garibaldi avessero continuato a militare nella stessa corrente ideologica anche dopo l’unità d’Italia.

Riguardo alle accuse a CIA e Mossad: non sono accuse ma constatazioni. Ho semplicemente fatto notare come una certa visione ideologica possa indurre a elaborare strategie che si rivelano miopi o che rilevano un fine opposto a quello dichiarato. Contribuire a dividere Fatah da Hamas ha prodotto una condizione di ulteriore difficoltà rispetto alla stipula di un accordo di pace. E i casi sono due: o è stato un errore rispetto alla dichiarata volontà di pace oppure lo scopo era proprio quello di creare un ostacolo alle trattative. Anche alla luce di altri fatti propendo per la seconda ipotesi. Ancora prima di questo, ad andare in senso contrario rispetto alle intenzioni di arrivare un accordo con i palestinesi è stato l’aver favorito la crescita di Hamas all’interno del campo palestinese in funzione anti-Fatah. Un errore di calcolo o una ben precisa strategia di sabotaggio delle possibilità di arrivare ad un accordo? Lo stesso può dirsi dell’espansione delle colonie nei Territori Occupati. E si tratta di scelte sostenute anche da governi nominalmente di sinistra.

Riguardo al lasciar stare sionismo ed ebraicità non sono affatto d’accordo: mi riguardano entrambi. Il primo lo ritengo una ideologia deleteria che mi auguro venga superata al più presto; il secondo lo ritengo una ricchezza per l’umanità.

Quanto all’essere io anti israeliano: nulla di quello che ho scritto è anti israeliano. Ma è significativo che lei lo giudichi tale.

La ringrazio per la conversazione.


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