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Commento di Fabio Della Pergola

su La "piaga" del sionismo nell'interpretazione del M5S


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Fabio Della Pergola Fabio Della Pergola 15 agosto 2013 10:28

Caro amico, spero che si renda conto che il suo non è un commento, ma un piccolo trattato sull’intera questione israelo-palestinese e, di più, anche sulla storia del sionismo e di più anche sulla politica internazionale e magari anche di nazionalismo e internazionalismo nell’era della globalizzazione. Non si può rispondere, se non scrivendo un libro. Non mi pare il caso, abbia pazienza.

Mi limiterò a dire poche cose. Lei identifica il sionismo con le politiche israeliane nella West Bank, sostenendo che Bernini avesse questo in mente (ma che il M5S l’abbia voluto correggere, da veri politicanti ipocriti, per non rischiare la sua immagine pubblica. Come se i grillini avessero di questi timori. Sinceramente, conoscendo il modo di fare di Grillo verso chiunque, quello che lei dice mi pare davvero poco credibile e anche parecchio offensivo verso i Cinquestelle).

Tradotto in termini italiani è come se lei dicesse che Mazzini e Mussolini erano uguali. Certo il nazionalismo ha caratteristiche di appartenenza che universalismo o internazionalismo non hanno, ma il paragone non ha molto senso.

Lei scrive “Se dopo la fondazione il movimento risorgimentale conserva le sue strutture e rimane protagonista della vita pubblica, come è avvenuto col sionismo...”; è un’affermazione incomprensibile. In Israele esistono una destra e una sinistra, partiti laici e partiti religiosi, una robusta minoranza araba che gode di tutti i diritti civili e ultraortodossi antisionisti che pretendono di seguire la legge religiosa, non quella dello stato. Quindi di cosa sta parlando ? Indubbiamente è uno stato in guerra perenne fin dalla sua fondazione, il che dà al suo nazionalismo una coloritura sconosciuta alle moderne democrazie europee, ma è molto facile parlare dalla situazione di pace che viviamo qui.

Il sionismo delle origini ha avuto un senso e un’origine molto precisa. Le politiche israeliane sono invece le politiche di uno stato sovrano, in conflitto fin dalla sua nascita, con tendenze nazionaliste di destra molto forti (e tanto più forti quanto più i nemici esterni si rafforzano, basti pensare a Hezbollah) e tendenze nazionaliste di sinistra più dialoganti con quelli che sono a tutti gli effetti dei ‘nemici’, ma con risultati estremamente modesti. Quindi discrimino con molta attenzione fra sionismo risorgimentale e politiche nazionaliste attuali, casomai è Bernini (e lei) che non distingue affatto mettendo tutto nello stesso calderone e condannando, senza distinzioni, ‘il sionismo’ (o, peggio, equiparandolo al nazismo). 

Dimenticando che noti esponenti della sinistra israeliana come Abraham Yehoshua ad esempio http://www.nostreradici.it/antisemi... sono apertamente contrari alle politiche israeliane nei Territori, ma si dichiarano esplicitamente sionisti. Quindi ?

Quindi lei ha torto e io ragione a distinguere il sionismo dalle politiche di Israele nella WB che sono politiche contingenti, criticabilissime se si vuole (come ho scritto a chiare lettere nell’articolo), senza confonderle con il sionismo che, come ovvia conseguenza, tira in ballo tutta la storia ebraica dell’ultimo secolo e anche la nascita di Israele (che è poi il vero punto di approdo di molti critici del sionismo che vogliono togliere legittimità a quello stato).

Ma, curiosamente, lei mi accusa di non distinguere (“vedo che lei non rileva nessuna differenza tra sionismo risorgimentale e sionismo attuale”) in un misterioso rovesciamento della realtà che è lì, chiaramente scritta: “Se invece si vogliono criticare le politiche perseguite dai governi dello Stato di Israele lo si dica chiaramente e si usino i termini esatti. Qualsiasi governo e qualsiasi politica sono legittimamente criticabili, per fortuna. Ma lasciando stare il sionismo e l’ebraicità. Fino a quando non si è almeno capito che cosa sono.”.

Tutto il resto è la sua interpretazione del conflitto, coerente con lo “standard” antiisraeliano, ivi comprese le accuse a CIA e Mossad di aver fatto e disfatto quello che volevano all’interno delle politiche palestinesi, che è un’accusa strana (chiunque impegnato in un conflitto cerca di dividere i suoi avversari) e anche parecchio offensiva verso i palestinesi stessi. Che ne escono come dei poveri stupidi. Per fortuna le sorti del vicino oriente non dipendono né da noi e dai nostri “standard” interpretativi.


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