Caro amico, spero che si renda conto che il suo non è un
commento, ma un piccolo trattato sull’intera questione israelo-palestinese e,
di più, anche sulla storia del sionismo e di più anche sulla politica
internazionale e magari anche di nazionalismo e internazionalismo nell’era
della globalizzazione. Non si può rispondere, se non scrivendo un libro. Non mi
pare il caso, abbia pazienza.
Mi limiterò a dire poche cose. Lei identifica il sionismo
con le politiche israeliane nella West Bank, sostenendo che Bernini avesse questo in
mente (ma che il M5S l’abbia voluto correggere, da veri politicanti ipocriti, per
non rischiare la sua immagine pubblica. Come se i grillini avessero di questi
timori. Sinceramente, conoscendo il modo di fare di Grillo verso chiunque,
quello che lei dice mi pare davvero poco credibile e anche parecchio offensivo
verso i Cinquestelle).
Tradotto in termini italiani è come se lei dicesse che
Mazzini e Mussolini erano uguali. Certo il nazionalismo ha caratteristiche di
appartenenza che universalismo o internazionalismo non hanno, ma il paragone
non ha molto senso.
Lei scrive “Se dopo la fondazione il movimento
risorgimentale conserva le sue strutture e rimane protagonista della vita
pubblica, come è avvenuto col sionismo...”; è un’affermazione incomprensibile.
In Israele esistono una destra e una sinistra, partiti laici e partiti
religiosi, una robusta minoranza araba che gode di tutti i diritti civili e ultraortodossi antisionisti che
pretendono di seguire la legge religiosa, non quella dello stato. Quindi di cosa
sta parlando ? Indubbiamente è uno stato in guerra perenne fin dalla sua
fondazione, il che dà al suo nazionalismo una coloritura sconosciuta alle
moderne democrazie europee, ma è molto facile parlare dalla situazione di pace che viviamo qui.
Il sionismo delle origini ha avuto un senso e un’origine
molto precisa. Le politiche israeliane sono invece le politiche di uno stato
sovrano, in conflitto fin dalla sua nascita, con tendenze nazionaliste di
destra molto forti (e tanto più forti quanto più i nemici esterni si
rafforzano, basti pensare a Hezbollah) e tendenze nazionaliste di sinistra più
dialoganti con quelli che sono a tutti gli effetti dei ‘nemici’, ma con
risultati estremamente modesti. Quindi discrimino con molta attenzione fra
sionismo risorgimentale e politiche nazionaliste attuali, casomai è Bernini (e
lei) che non distingue affatto mettendo tutto nello stesso calderone e condannando,
senza distinzioni, ‘il sionismo’ (o, peggio, equiparandolo al nazismo).
Dimenticando che noti esponenti della sinistra israeliana
come Abraham Yehoshua ad esempio http://www.nostreradici.it/antisemi...
sono apertamente contrari alle politiche israeliane nei Territori, ma si
dichiarano esplicitamente sionisti. Quindi ?
Quindi lei ha torto e io ragione a distinguere il sionismo
dalle politiche di Israele nella WB che sono politiche contingenti, criticabilissime
se si vuole (come ho scritto a chiare lettere nell’articolo), senza confonderle
con il sionismo che, come ovvia conseguenza, tira in ballo tutta la storia
ebraica dell’ultimo secolo e anche la nascita di Israele (che è poi il vero punto
di approdo di molti critici del sionismo che vogliono togliere legittimità a quello stato).
Ma, curiosamente, lei mi accusa di non distinguere (“vedo
che lei non rileva nessuna differenza tra sionismo risorgimentale e sionismo
attuale”) in un misterioso rovesciamento della realtà che è lì, chiaramente
scritta: “Se invece si vogliono criticare le politiche perseguite dai governi dello Stato di Israele lo si dica
chiaramente e si usino i termini esatti. Qualsiasi governo e qualsiasi politica
sono legittimamente criticabili, per fortuna. Ma lasciando stare il sionismo e
l’ebraicità. Fino a quando non si è almeno capito che cosa sono.”.
Tutto il resto è la sua interpretazione del conflitto,
coerente con lo “standard” antiisraeliano, ivi comprese le accuse a CIA e
Mossad di aver fatto e disfatto quello che volevano all’interno delle politiche
palestinesi, che è un’accusa strana (chiunque impegnato in un conflitto cerca
di dividere i suoi avversari) e anche parecchio offensiva verso i palestinesi
stessi. Che ne escono come dei poveri stupidi. Per fortuna le sorti del vicino
oriente non dipendono né da noi e dai nostri “standard” interpretativi.