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Commento di

su Facebook: infangata la memoria di Massimo Troisi, gli utenti insorgono


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5 giugno 2013 10:47

"Premetto che non sono in Fb - non mi piace, anzi lo ritengo un posto da evitare - e quindi non ho visto la pagina di cui si parla nell’articolo". 


Così, lei ha esordito nel suo primo commento. Ergo, non sa assolutamente di cosa stiamo parlando. Non ha visto le foto incriminate ma, nonostante tutto, scrive commenti di disapprovazione come se le avesse viste e riviste mille volte. Lei "immagina che...", mette le mani avanti, divaga. Ma quando uno immagina, dovrebbe avere l’umiltà di riflettere."

Ha perfettamente ragione. Quando uno immagina dovrebbe avere l’umiltà di riflettere.
E infatti lei immagina che due post siano stati scritti dallo stesso commentatore, cosa che non corrisponde al vero.

Io non sono Marginalia, pur condividendone le tesi, le sue supposizioni sono completamente sballate. Ha quindi unito due commenti che niente avevano in comune se non una critica ai suo articolo, critica i cui toni lei sta esacerbando.

Ho visto le foto incriminate, ho visto la pagina facebook (lei immagina male) e ci terrei a dire che non è proprio necessario collegarsi a detto sito, dato che la notizia è vecchia e reperibile un po’ ovunque: si può aver capito cosa è successo anche senza connettersi a facebook, ma surfando i vari notiziari del web. Cosa che del resto è il loro scopo primario: informare, proprio chi non sa.

Il senso di questo articolo è abbastanza evidente, dato che confonde intenzioni distruttive di un troll con le condotte sessuali immortalate nelle foto, lanciando giudizi morali fuori luogo e, casomai non fosse stato chiaro, lei ha rincarato la dose con il suo successivo commento sul presunto esibizionismo lesbico. Cosa c’entrerà con Troisi e col fatto che un troll posti foto hard o link a siti porno in una pagina facebook lo sa solo lei.

"Immagino che" era una forma retorica intesa ad esprimere non il divagare, ma ad attenuare il carico espressivo della mia tesi: chiamasi eufemismo. E non è inteso a mettere le mani avanti, ma semplicemente a raffreddare i toni, come da netiquette.

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