Riguardo al commento di GeriSteve.
Beh, se con scientifico si intende la tradizione
scientifica, certo scrivo articoli antiscientifici, non scrivo cose che sono
già state scritte centinaia di volte e se GeriSteve avesse la gentilezza di
elencarmi i miei errori ad uno ad uno gliene sarei grata, altrimenti mi sembra
una semplice vigliaccata.
Mi spiace che leggendo il mio articolo si possa pensare che
voglia dare alla storia dell’infinito una visione unitaria, so benissimo che
non era e non è così. Ho accennato all’infinito in relazione ai rapporti tra
Galileo e Archimede, per tracciare i rapporti tra i due scienziati che mi
sembrano molto interessanti; per trattare l’infinito in quanto tale ci vuole
più di un post e forse anche più di un libro. Nessuno mette in dubbio le controversie dell’epoca, e forse definirle controversie o dispute è
anche limitativo.
La mia citazione di Frajese riguarda lo specifico caso
dell’uso della teoria delle proporzioni
da parte di Galileo nella costruzione delle leggi sul moto, che c’entra il
fatto che Frajese fosse un sostenitore dell’infinito potenziale e attuale? Qui
si tratta di particolari tecnicismi legati alla costruzione di due teoremi.
Questa mi sembra la solita brutta abitudine di generalizzare forzando i
contenuti stessi, trasformando un brevissimo e specifico passaggio in un
consenso o meno all’intera opera, questo modo di agire e pensare è sbagliato e metodologicamente scorretto.
Per quanto riguarda Semeraro non ho trovato i suoi scritti
molto illuminanti riguardo all’apeiron,
un po’ superficiali e c’erano alcuni passaggi che non mi sembravano fondati, c’
è di meglio, comunque… se ci accontenta.
Mi piace la citazione di Gödel (anche se vorrei sapere cosa
c’entra in questo contesto) uno dei miei autori preferiti. Non capisco il perché
della citazione della ruota di Aristotele (peraltro di dubbia attribuzione), nessuno
mette in dubbio che ci furono discussioni all’epoca, però come hanno fatto da
decenni notare molto studiosi, quello degli aristotelici fu più che altro un
monologo, perché al lato pratico non ebbero alcun influsso sui testi matematici
contemporanei e di poco successivi, fatta eccezione per Euclide ( e anche lì
non sempre) e questo è più che dimostrabile e dimostrato, anche se a qualche
nostalgico aristotelico non va a genio. Poi vorrei sapere se GeriSteve è
realmente un matematico, perché invece di interessarsi ai teoremi, parla di
sofisti, che hanno a vedere i sofisti con il metodo dimostrativo matematico che
è la base della discussione scientifica sul Continuo?
Nel mio articolo si parla di teoremi ben precisi espressione
di metodi dimostrativi ben definiti, metodi e linguaggi scientifici che come
unici avevano valore probativo in ambito matematico per espressa dichiarazione
degli stessi matematici dell’epoca, processi dimostrativi che non si trovano né
in Aristotele né tantomeno nei sofisti, ciò che si trova in Aristotele, in
confronto ai testi matematici non solo contemporanei, ma anche precedenti… non
è all’altezza dei tempi, sembra ripetere quanto detto dai pitagorici senza ben averlo
capito. Per tornare a Gödel ed al suo amico Einstein, le loro teorie
scientifiche hanno tutt’altre radici filosofiche e scientifiche che l’aristotelismo
o il sofismo, e proprio per questo si distinsero e si distinguono tutt’oggi
dalla mediocrità che le circonda, come diversi filosofi e scienziati hanno
sottolineato queste sembrano ricondurre piuttosto al razionalismo
prearistotelico di Parmenide, e non riesco ad immaginare niente di più inconciliabile
che il sofismo e Gödel o peggio ancora: Aristotele col suo piccolo universo
chiuso e geocentrico e Einstein.
In conclusione suggerirei a GeriSteve di non limitarsi a
leggere la storia degli studi affidandosi alle interpretazioni altrui dei fatti,
ma di leggersi i testi matematici e filosofici in originale (intendo i teoremi
matematici in lingua originale) forse capirebbe meglio di cosa sto parlando. Nei miei articoli parto dal teorema in quanto
tale, ciò che mi interessa sono teoremi e procedimenti matematici affini, gli
unici dai quali si possono trarre informazioni attendibili e utili, vale a dire
lavorare in modo scientifico; le interpretazioni di interpretazioni di
commentatori che non hanno mai nemmeno avuto la bontà di aprire l’opera
originale, e si vede da quello che scrivono, sono sovrainterpretazioni che non
mi interessano, perché queste veramente sono antiscientifiche, anche se le si
vuole mascherare da tradizione scientifica.
Se proprio a geriSteve piace la storia degli studi forse è
il caso di leggersi anche qualcosa in lingua straniera, non dico quella più
recente, basterebbe già quanto scrissero gli studiosi di matematica antica
contemporanei e connazionali di Cantor e Gödel per dargli un’idea più concreta
di ciò che furono le questioni che animarono la matematica antica (non la
filosofia), poi volendo ci sono anche i testi contemporanei, i fisici
quantistici per esempio scrivono cose alquanto interessanti su Zenone e la sua
tartaruga. Dico questo, perché la sua breve esposizione finale non mi è
sembrata tanto in linea con lo stato della ricerca attuale.
Posso capire che sia rassicurante adagiarsi sulle certezze
della tradizione, ma… come tutti ben sappiamo, nel momento in cui diventa
tradizione non è più scienza.