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su A Servizio Pubblico Mannino definisce Ingroia un "mascalzone"


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8 dicembre 2012 18:40

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Ricercare la verità dei fatti è obiettivo sia del magistrato inquirente, sia del giornalista d’inchiesta. Entrambi si muovono lungo percorsi segnati da indizi ed intuizioni.
Con delle differenze di fondo.

Compito di un giornalista è cercare le notizie e pubblicarle richiamando l’attenzione del grande pubblico.
Un procuratore svolge delle indagini, secondo norme e procedure fissate dalla legge, al fine di accertare la sussistenza di un reato.
Un giornalista è libero di “scremare” e “pesare” i dati acquisiti nell’ottica di proporre una sua personale “interpretazione” dei fatti.
Un procuratore ha il dovere di “selezionare” le prove raccolte così da formulare una verità “sostenibile” in sede processuale.

Per converso.
Rivestire di “sacralità” un puro prodotto giornalistico è “compiacere” al lato oscuro della professione.
Un procuratore che ricorre alla “visibilità” del mezzo mediatico, per dare “consistenza” e “legittimità” all’azione investigativa svolta, di fatto “rinnega” l’ordinamento gerarchico del sistema giudiziario e, con esso, le ragioni della sua indipendenza.

Tutto diventa confutabile se si perde il valore ed il senso di Parola e Merito


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