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su Il problema del burqa: indossarlo è un diritto o una costrizione?


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27 agosto 2012 10:59

Se si passa un po’ di tempo nei paesi islamici a noi piú vicini come quelli nordafricani si noterá come i veli integrali (niqab e burqa) siano rari e non favorevolmente accolti dalle comunitá. In questi paesi i costumi sauditi o afghani vengono tenuti a debita se pur rispettosa distanza. Questo lo dico perché il problema della copertura totale é un problema innanzitutto interno all’islam stesso. Tuttavia é impossibile non rendersi conto come essere umano che il fatto che molte donne siano nate e cresciute nel burqa e quindi lo accettino non giustifichi la sua imposizione. Il nodo, al di lá di ogni banale relativismo, é la libertá. Se si potesse scegliere di indossare o meno il burqa come si sceglie di farsi o meno un tatuaggio, vorrei proprio vedere quante donne lo indosserebbero. Certo alcune, molte magari lo vestirebbero, ma molte altre no. E questo sarebbe perfettamente legittimo. Nessuna dovrebbe sentirsi in pericolo o nel peccato o oggetto di ritorsione e disprezzo.

Detto questo ci sono pratiche ben piú estreme e invasive del burqa, tipo gli impianti in teflon sotto cutanei, certe forme di peircing e quant’altro, ma se fossero fatti contro la volontá di chi li subisce sarebbero illegali. Eppure siccome il burqa é una pratica culturale e religiosa nessuno puó mettere bocca. In alcuni paesi africani é ancora diffusa la mutiazione genitale femminile, pratica che le madri non esitano a far condurre sulle loro figlie. La pratica oltre a essere dolorosa come ogni forma di mutilazione (circoncisione compresa) é non solo inutile ma foriera di grossi problemi fisiologici. L’Occidente TUTTO é scandalizzato da tale pratica e la combatte. E non é questa un’ingerenza culturale? Si dirá che le conseguenze sono obiettivamente dannose. E invece il fatto di girare per cinquant’anni con un sacchetto in testa, vedendo in trasparenza, respirando male e con problemi di assunzione di vitamina D (tramite i raggi solari) rendendo le donne sensibili a fratture e a osteoporosi precoce, va bene?

Ora sostenere come si fa in questo articolo che il burqa non lede la libertá é un sofismo. Non lederá la mia (per ora), ma l’imposizione religiosa o culturale-religiosa lede la libertá di scelta di chi é destinatario del burqa ossia della donna o della ragazza che inizierá a portarlo da una certa etá in poi. Se quella donna se lo toglierá in pubblico andrá incontro a sanzioni della collettivitá (se in Afghanistan) o del marito (se in Italia). Dove sta qui la libertá? Come si puó parlare di scelta quando mi viene messo in testa che mi DEVO mettere il cappuccio in testa prima di uscire e che il comportamento contrario verrá SANZIONATO?

Questa si chiama imposizione e le imposizioni sui corpi delle persone sono gravi limitazioni alla libertá. Non mi fate il paragone con il girare nudi, che non c’entra nulla. La convenzione di girare in pubblico vestiti riguarda tutti indistintamente, uomini e donne e anziani (qualche eccezione per fortuna per i bambini piccoli), ha motivazioni legate all’igiene e alla protezione fisica (caldo, freddo) e esistono spiagge e posti dove si puó stare nudi in compagnia.

Facciamo indossare il burqa agli uomini, poi vediamo che succede.

 


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