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Commento di

su Il giornalismo italiano è sostenibile?


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16 marzo 2012 11:55

Caro Geri, se non vuoi essere preso in giro non dare motivi per farlo.


Non si può intendere un rapporto tra due indicatori di natura diversa (n° copie vendute su abitanti vs n° giornalisti assunti su N copie vendute) in senso matematico.

Quello che l’autore intendeva nell’articolo è talmente OVVIO da scomodare La Palisse: se i giornali in Italia hanno un organico (= spese per stipendi) paragonabile o superiore ai loro omologhi ma vendono molte meno copie in confronto agli stessi, è evidente che le spese per quell’organico non sono giustificate. Il rapporto è negativo in senso assiologico, non matematico.

Quel grafico ci dice che, a seconda del rapporto su cui ci basiamo, dovremmo aspettarci che i giornali italiani, razionalmente: A) vendano un maggior numero di copie, se partiamo dalle dimensioni dei loro organici; oppure B) diminuiscano i loro organici, se consideriamo le copie vendute.
Se niente di tutto ciò avviene, come l’autore giustamente sottolinea, è perché il mercato dell’editoria in Italia è drogato da contributi pubblici che non hanno eguali nei paesi OCSE. È inutile che citi il caso del Fatto Quotidiano, noto per essere appunto una virtuosa eccezione al sistema, per smentire la tesi dell’articolo: al contrario, la conferma in pieno.

La prossima volta prima di accusare spocchiosamente gli altri di ignoranza, assicurati di aver capito ciò che intendevano dire. Un minimo di prudenza ed educazione in più non guasterebbe.

Salvatore

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