Come si forma il debito pubblico?
Quando la moneta era d’oro, lo Stato aveva la sovranità monetaria
perché la moneta, sin dall’emissione, era proprietà del portatore. Dei valori
monetari partecipava tutta la collettività. Per intendersi sul concetto di sovranità
monetaria bisogna risalire a quando gli Stati hanno rinunciato alla loro
potestà di emettere moneta e la hanno invece delegata al sistema bancario (ossia a banchieri privati). Ciò
risalirebbe al XVII secolo, allorquando le aristocrazie regnanti nei
paesi europei si accordarono con i banchieri creditori di tali paesi a che
fondassero banche private, a cui trasferire la potestà (dapprima prerogativa
dei Re) di emettere denaro, creando in favore di tali banche il monopolio
dell’emissione e prestito della moneta, la qual cosa perdura anche oggi ed anzi
si è maggiormente consolidata nelle mani del sistema delle banche centrali. Il
sistema bancario ben sa che il valore della moneta sta nel “tempo” non nello “spazio”:
è una “previsione” e non una “merce”,
tanto è vero che la moneta ha un valore arbitrariamente illimitato, anche se il
simbolo è di costo nullo (carta). Anche il valore dell’oro non stava nel
metallo, ma nella “previsione di poter comprare”. Facendo leva sul riflesso
condizionato causato dall’abitudine secolare di dare sempre un corrispettivo
per avere denaro, le banche centrali hanno emesso la moneta con il corrispettivo del debito, cioè “prestandola”. In tal modo le banche non si sono solo
limitate ad espropriare i popoli dei valori monetari, ma li hanno indebitati di
altrettanto, caricando su di loro il costo del denaro, sin dall’origine. In tal
modo gli Stati si sono trasformati da “proprietari” in “debitori” del proprio denaro. I banchieri si
sono sostituiti agli Stati con il corrispettivo del debito, cioè
“arricchendoli” di “moneta-debito”, la così detta “moneta nominale”. Quando la
moneta era d’oro chi trovava la pepita se ne appropriava senza indebitarsi
verso la miniera e questa regola valeva per tutti: re, nobili e plebei. Se al
posto della miniera sta la banca centrale, al posto della pepita sta un pezzo
di carta, al posto della proprietà sta il debito (in quanto la banca emette
moneta solo prestandola), allora la moneta circola gravata del
debito su cui nasce. Le vicende dei drammi economici, che
stanno dilaniando la società del nostro tempo, impongono ormai l’assoluta,
inderogabile necessità di considerare nella Costituzione la funzione monetaria
dello Stato. All’attuale “arbitrio” dei governatori delle banche centrali va
sostituita la “discrezionalità tecnica”
di una funzione organica (esattamente definita ed eticamente e giuridicamente
limitata e finalizzata al bene comune), svolta dallo Stato. Data la
destinazione d’interesse pubblico, la moneta va dichiarata dunque di proprietà dello Stato (e perciò dei cittadini).
Marianna Vitiello