La (voluta) mancanza di una visione sistemica fa sì che ognuno dei Paesi
dell’Euro ritiene di poter risolvere la crisi con il pareggio di bilancio o
comunque con politiche di “rigore”. I bond
greci a un anno erano comprati e venduti alla fine di luglio 2011 al tasso
d’interesse del 40% ed adesso gli stessi richiedono il pagamento di un
interesse del 396%! I possessori dei titoli del debito greco, nel frattempo, alla chetichella, li hanno venduti
quasi tutti agli “hedge funds” (fondi speculativi), i cui proprietari sono iene irrintracciabili,
con sedi nei paradisi fiscali protetti
da Londra. Nel frattempo il Governo Federale degli Stati Uniti deve
chiedere un nuovo prestito di 6,2
trilioni di dollari prima della fine del mandato di Barack Obama.
Il debito americano è aumentato di 15 volte negli ultimi trent’anni, pur se
Washington si stampa i dollari che vuole (avendo moneta sovrana), ma che poi
vengono bruciati dalla speculazione finanziaria e dagli interventi di
salvataggio nei confronti delle banche (e poco utilizzati per politiche a
favore dei cittadini)! Ma questo debito aumenta ogni anno di un trilione di
dollari. Cioè mille miliardi. Sono gli Usa l’epicentro dello sconquasso
finanziario mondiale e -se si fa la somma di tutti i debiti, pubblici, privati,
delle imprese- ogni famiglia americana dovrebbe pagare un debito medio di 683.000 dollari. I possessori di
certificati di credito del tesoro americano stanno cominciando a vendere
il debito americano su
tutte le piazze. Poco per volta, però quel poco comincia a vedersi. Infatti
nelle ultime sei settimane sono stati venduti ben 85 miliardi di dollari di
quel debito. Non si era mai verificato un evento del genere nell’era della
globalizzazione. Ed i Paesi dell’Euro ancora gigioneggiano su politiche recessive
neoliberiste e monetaristiche, alle prese con una moneta -l’euro- orfana di
Stato alle spalle, che le dia stabilità e consistenza, alla mercé di
speculazioni finanziarie che servono a proteggere le disastrate condizioni
degli USA. Gli USA battono i “non” Stati Uniti d’Europa e scaricano i loro
disastri finanziari sugli europei, che esprimono la loro unità unicamente nel
loro soggiacere agli USA e nella loro incapacità di costruire un’Europa
politica. Con buona pace di coloro (politici ed analisti) che, pur di non
ammettere le proprie cantonate di analisi della realtà, rilanciano un’Europa
“politica”, mentre non riescono a fronteggiare con un minimo di coesione e
congruità la crisi finanziaria. Figuriamoci se vengono scalfiti dalle analisi
di premi Nobel per l’economia!
Claudia Del Vento