Ha ragione; il rapporto Palmer è
stato contestato sia da Israele che dalla Turchia e dalle altre organizzazioni
interessate. Resta il fatto che è, per quanto mi risulta, l’unica voce degli
organismi internazionali ufficiali in merito alla vicenda della Mavi Marmara. Almeno per ora. Poi vedremo come si esprimerà la Corte Penale Internazionale.
Non so se questa vicenda sia
unica nella storia, ma il diritto internazionale, per quanto ne so, non fa
distinzioni tra nazioni in conflitto ufficialmente dichiarato ed “entità
belligeranti”. Dove per “entità” il rapporto Palmer considera anche il governo
di Hamas, affermando “The Israeli report to the Panel makes it clear that the
naval blockade as a measure of the use of force was adopted for the purpose of
defending its territory and population, and the Panel accepts that was the
case”.
Insomma il fatto che Israele non
riconosca Hamas (né che Hamas riconosca Israele peraltro) non pare significativo
dal punto di vista giuridico in merito al blocco navale.
Non ricordo invece se effettivamente
l’attività di fermare naviglio sia cominciata prima dell’inizio ufficiale del
blocco nel 2009 o solo dopo. La cosa non è irrilevante perché in mancanza di un blocco navale ufficiale si tratterebbe effettivamente di "pirateria", mentre chi la chiama così adesso fa polemica politica, ma è fuori dal seminato giuridico.
Il fatto che si sia d’accordo che
la forzatura del blocco da parte della terza Flotilla sia una provocazione è
già qualcosa. Provocare è legittimo, forzare il blocco però non lo è. E il rischio alla fine è che succeda
qualcosa. Dopodiché saremmo tutti di nuovo a battibeccare sui cattivi
israeliani e sulle inutili provocazioni dei “pacifisti”. Non a parlare della
popolazione di Gaza, che nel frattempo potrebbe ricostruire società, cultura ed economia contando sulle nuove aperture egiziane. Sarebbe una politica migliore che non continuare a provocare Israele (che non mi pare porti tanto bene).