"L’Italia è forse l’unico paese al mondo dove sono e saranno i giovani che devono e che dovranno educare adulti, anziani e vecchi ancora per molti anni", ma, casomai, l’Italia è uno dei tanti paesi del mondo (soprattutto occidentale) dove noi giovani (fascia 20-40) siamo una minoranza esigua. E questo mette in crisi ogni discorso. Per cui io non credo a una divisione generazionale, ma solo che, sembra a me - il detto è peraltro antico: la mamma dei cretini è sempre incinta - che persone sagge siano rare e dovunque mi giro vedo soprattutto altro. Fatte le dovute proporzioni, la situazione è la medesima tra quanti ce ne sono tra i figli del baby-boom del dopoguerra (la mezz’età che oggi domina l’economia, il lavoro, il welfare italiano, e che è anche il più grosso serbatoio di voti per i partiti) e noi ultimi sfigati loro figli. E non credo quindi che noi giovani avremo la capacità (del resto il processo è sempre inverso) di educare gli anziani, forse potremo spiegare loro internet e l’ultimo modello di iphone, ma nemmeno probabilmente di educare noi stessi, e se le premesse sono quelle di "licenziare tutti gli attuali politici nominati e impostori!" (in un paese dove non si riesce a licenziare neanche il postino che butta la posta nel cassonetto), per il semplice piglio giovanile e incosciente della rivoluzione, la strada è completamente sbagliata. Proprio stamattina su una mailing list pubblica un vecchio radicale, Angiolo Bandinelli, ha scritto: "non so se la “questione giovanile” esplosa ieri a Roma sia “consapevolmente” fuori della democrazia. Semplicemente perché non conosce la democrazia, che nessuno mostra loro", e temo abbia ragione. La Bonino premier sarebbe un sogno e, probabilmente, per lei una condanna.