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Commento di

su Io che ho fondato Forza Italia vi dico: "Camerieri del Pdl, ribellatevi contro Silvio per salvare il Paese"


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10 settembre 2011 01:01

Lo sfogo malinconico di Alfredo Biondi è un’analisi impietosa della deriva dei valori liberali nei quali egli ha creduto per una vita al fianco di uomini come Croce,Pannunzio,Einaudi e Malagodi. Con l’avvento in politica di Silvio Berlusconi, il vecchio liberale sperò nella nascita di un grande partito nel quale potessero riconoscersi tutti i moderati.Oggi,dopo quasi un ventennio,il vecchio giurista non può che constatare il misero naufragio delle sue speranze,e soprattutto dell’idea liberale.Traspare pure il suo disappunto,forse per non aver capito da subito,o per essersi accorto in ritardo, di aver contribuito a fondare una monarchia assoluta presidiata da un sovrano che impone il pensiero unico,cioè il suo,per difendere i suoi interessi e per porsi al riparo dalle inchieste giudiziarie nelle quali era incappato nella sua precedente vita da imprenditore.Oggi che il Paese langue in una crisi economica senza precedenti e rischia la catastrofe,Alfredo Biondi non può che tentare di risvegliare le coscienze di vecchi amici ed indurli ad uscire dal servile letargo nel quale si sono fatti soggiogare,ammonendo che non c’è più tempo da perdere perchè non è in gioco la sopravvivenza del Governo,ma è in serio pericolo il destino del Paese. E’bene però che Alfredo Biondi non si faccia soverchie illusioni,tanto il suo appello rimarrà inascoltato,visto che la schiena degli uomini del PDL è ormai talmente incurvata che neppure ortopedici di fama mondiale riuscirebbero a raddrizzare.Se ne faccia una ragione il giurista Biondi e consideri che con la Borsa di Milano paurosamente a picco,il sovrano è andato ad imbonire una platea addomesticata,sciorinando stantie litanie sotto lo sguardo compiaciuto di una minsistra per caso che incitava ad applaudire il nulla.Non una parola sulla gravissima situazione,ma la conferma che la priorità è una e una sola,la giustizia.Gli uomini del PDL fanno quindi quadrato attorno al loro"padrone",
non escluso il guardasigilli che manda ad" inquisire" la Procura di Napoli,piuttosto che prendere le distanze,anche con le dimissioni,da una vicenda squallida ed indegna di un Paese civile.Alfredo Biondi è un decano delle aule giudiziarie e sa bene che la riforma della giustizia che vorrebbe Berlusconi non è quella che serve,ma è soltanto l’esigenza di paralizzare la macchina giudiziaria con il duplice obiettivo,uno immediato,che è il silenzio stampa,e l’altro,il più grave,assicurare l’impunità al malaffare.Nel marasma che incombe è del tutto evidente che non besterebbero Gasparri e compagni, e sarebbe
ininfluente l’apporto di pochi transfughi,per sostenere il Governo,se non ci fosse il peso decisivo della Lega,anch’essa inspiegabilmente berlusconizzata al punto di non valutare neppure il rischio che sta correndo di affogare assieme al PDL. Nel suo appello Biondi non ha nominato la Lega,la ragione c’è ed è la distanza siderale che separa la sua storia personale dal bieco opportunismo di Bossi e compagni.
Non resta allora che augurarci che riusciremo ad evitare il peggio per poterci riaffacciare sulla scena internazionale,ma sappiamo tutti che al capezzale del malato grave il medico di famiglia non basta,servono clinici di provata capacità.


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