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Commento di enrix

su Travaglio e Il Giornale. C'è un giudice a Roma


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enrix 1 marzo 2011 08:37

"...un articolo che raccontava un incontro nello studio di Carlo Taormina per depistare le indagini della procura di Palermo su Marcello Dell’Utri cui avrebbe partecipato anche Cesare Previti. Nonostante fosse stato appena citato nell’articolo, Previti se la prese e querelò Travaglio per diffamazione."

Vedo che quanto a comprendonio, siamo duretti, e non servono neppure le sentenze di condanna.

Previti se la prese e querelò proprio perchè NON partecipò ANCHE lui a quell’incontro,

Non partecipò assolutamente, nessuno disse mai che partecipò, ma Travaglio nel suo articolo mediante la manipolazione di una testimonianza in virgolettato, fece credere dolosamente e falsamente ai suoi lettori che Previti era presente durante la subornazione di un teste di un processo di mafia: un grave reato. Altro che "appena citato".

Per quanto riguarda la chiosa del Giornale, essa non è rivolta, ovviamente, al concetto di prescrizione in quanto tale, o al periodo stabilito per la stessa.

Nove anni per la prescrizione di una diffamazione vanno benissimo, è un periodo giusto ed equilibrato. 

Quel che non va bene sono 5 anni in procura per istruire un fascicolo contenente solo un paio di paginette e senza audizione di testi, e soprattutto 1 anno per depositare 2 paginette dattiloscritte a motivazione di una sentenza. Di questo si lamenta il Giornale, e mi pare perfettamente legittimo.
Nessuno accusa il giudice di comunismo o partigianeria, ma solo di provvidenziale lentezza, di cui il nemico n°1 delle prescrizioni, saprà ben approfittare.

Sotto il profilo del contenuto, la sentenza bacchetta Travaglio esattamente come quella di primo grado, ravvedendo un falso consapevole e doloso, ed inquadrando il giornalista come un diffamatore, un bugiardo cosciente e non casuale.
Quindi sul piano teorico, il giudice non pare nè schierato, nè partigiano.

Sul piano pratico però, ha concesso uno sconto di pena (1000 euro, non 500) che date appunto le motivazioni si stenta a comprendere, ed ha scritto la sentenza ad un ritmo di 6 righe al mese per 12 mesi, pur consapevole che il reato stava prescrivendo.


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