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Commento di Truman Burbank

su Striscia di Gaza, lotta senza fine


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Truman Burbank 29 dicembre 2008 23:12

Agricola, 30
‘(…) nos terrarum ac libertatis extremos recessus ipse ac sinus famae in hunc diem defendit:: nunc terminus Britanniae patet, atque omne ignotum pro magnifico est; sed nulla iam ultra gens, nihil nisi fluctus ac saxa, et infestiores Romani, quorum superbiam frustra per obsequium ac modestiam effugias, raptores orbis, postquam cuncta vastantibus defuere terrae, mare scrutantur: si locuples hostis est, avari, si pauper, ambitiosi, quos non Oriens, non Occidens satiaverit: soli omnium opes atque inopiam pari adfectu concupiscunt. Auferre trucidare rapere falsis nominibus imperium, atque ubi solitudinem faciunt, pacem appellant (…).’
“Proprio la lontananza e l’oscurità della nostra fama hanno difeso fino a oggi noi che siamo l’ultimo popolo della terra e della libertà: ma ora il confine della Britannia è aperto, e tutto ciò che è ignoto sta al posto del meraviglioso; ma ormai al di là non c’è nessun altro popolo, nulla se non flutti e scogli, e ancora più pericolosi i Romani; la cui superbia inutilmente si cercherebbe di evitare con l’obbedienza e la sottomissione. Predatori del mondo intero, dopo che a loro che tutto devastano sono venute a mancare le terre. Frugano il mare: sono avidi se il nemico è ricco, ambiziosi se è povero, tali che né l’Oriente né l’Occidente li aveva saziati: soli tra tutti desiderano con pari cupidigia le ricchezze e l’indigenza altrui. Rubare, massacrare, rapinare, lo chiamano con falsi nomi impero e, là dove fanno il deserto, lo chiamano pace.”
 Tacito


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