Marco ha deciso con coraggio di non patteggiare
La mattina di Mercoledì scorso, 9 dicembre, Marco si è confrontato con i sei carabinieri in tribunale. Proprio quei carabinieri che lo avrebbero picchiato e violentato psicologicamente. Entra tranquillo nel tribunale di Brescia e arriva a conoscenza, tramite il suo avvocato, che il PM gli aveva proposto una pena di 1 anno e otto mesi, con sospensione immediata. In poche parole, Marco, oggi sarebbe libero dai tribunali e dalla violenza psicologica che riceve ogni giorno.
Mentre il giudice inizia a parlare, Marco si alza e rivolgendosi verso di lui, dichiara:“Io non patteggio.” Senza pensarci neanche per un solo minuto, ha rifiutato un accordo che gli avrebbe dato la libertà. L’avvocato è sbalordito. E più stordito di lui, è il giudice di marco che risponde: “Ma così rinuncia alla sospensione della pena, se poi verrà condannato torna in carcere?”.
Fermo sulle sue posizioni, racconta di aver riferito al giudice: “Non devo essere io a scontare la pena. Io sono innocente sono colpevoli quei criminali. Loro devono pagare, non io”. Marco se avrebbe accettato, tutto sarebbe finito, ma “verrebbe tutto insabbiato come è abitudine in Italia. Ora le cose sono cambiate. Io forse rischierò di tornare dentro e subire un nuovo pestaggio, ma ho sentito il dovere di farlo anche a nome di chi è stato ucciso e non può più dire come sono andate le cose. Non so se riuscirò a fare Giustizia, ma posso dire che Marco ci ha provato e non si è arreso.”
Ci tiene a far sapere che non tutti i carabinieri sono così. “Voglio far capire che io non sto facendo la guerra a tutta l’arma dei Carabinieri, anche perché, per mia fortuna ho conosciuti tanti carabinieri dopo il fattaccio. Mi hanno aiutato e sono state persone veramente corrette ed educate. Quelli che mi hanno pestato, sono pazzi esaltati che hanno approfittato di un invalido che senza stampelle non si regge in piedi”.