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Commento di

su Boffo si dimette dall'Avvenire


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6 settembre 2009 11:12

Si tratta di una campagna ben orchestrata di cui Feltri è non il Veltro ma la testa d’ariete guardate cosa scrive, fra le altre cose Panorama:

"È il rovesciamento di tutti i ruoli, il caso Boffo. Vittorio Feltri ha mollato il suo vecchio ormeggio garantista e ha pubblicato una delazione personale in cui si mescolano fatti, documenti e suggestioni diffamatorie, perfino anonime. Lo ha fatto per passione immoralista, d’accordo, e trova riparo dietro l’orrore psicologico e morale dell’arcigna campagna diffamatoria del gruppo Espresso.

Ma perfino il suo cinismo deve aver segretamente tremato di fronte alla prospettiva di colpire sotto la cintola una persona intellettualmente e civilmente integra, un uomo mite e riservato capace di fare bene, anzi benissimo, il difficile mestiere di giornalista di curia e di movimento nell’incasinato mondo cattolico italiano. E chi se ne importa dell’identità o della differenza sessuale di chiunque, ammesso e non concesso che sia un tema del quale vale la pena di discutere.

Mi spiace per Ezio Mauro e Michele Serra, per il mio prediletto Franco Cordero, per Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky, ma il loro rovesciamento di ruolo è altrettanto cinico, e per di più tinto di grottesco: in odio partigiano a Silvio Berlusconi, che è un babà insicuro e non un feroce caudillo, sono diventati armatissimi e crudelissimi scudieri del Papa, di Bertone, di Bagnasco e dello stesso Dino Boffo, che fino a ieri smerdavano in tutte le battaglie che contano sui rapporti fra religione e politica, tra Chiesa e Stato, fra etica e vita pubblica (perché non ci sono mica solo storie di puttane in Italia, nevvero?). Ora si raccontano e ci raccontano la grande epica della libertà di stampa minacciata, perché gli avvocati del Cav. hanno promosso una sconsiderata azione giudiziaria in sede civile nei loro confronti, chiedendo soldi contro le diffamazioni (e mettendo il vincitore della politica sullo stesso piano dei perdenti dell’editoria e della finanza).

Si sono di nuovo incattiviti contro chi li ha sconfitti nella caccia al consenso, questa è la verità, e l’unico modo che trovo per continuare a stimarli, persona per persona (e con qualche eccezione), è di pensare che non credono a quello che scrivono.
«Come Putin» proclama il direttore della Repubblica «Berlusconi è come Putin». Ma ve lo immaginate Vladimir Putin a Casoria, fotografato alla festa della debuttante Noemi in quella folla di simpatici scugnizzi e scugnizze? Vi risultano foto nel bagno del Cremlino, con deliziose ragazze invitate a cena che si pettinano e si ammirano tra i marmi lussuosi, come è avvenuto a Palazzo Grazioli? Pensate sia così facile fotografare e registrare in audio la vita privata del capo della Russia? Cerchiamo di non perdere il senso delle proporzioni, in questa ondata di giornalismo da psicoanalisi immerso in uno sregolamento di tutti i sensi.

Berlusconi ha condotto vita licenziosa, punto. Ha litigato definitivamente (pare) e disastrosamente con sua moglie, punto. Si è difeso in tv come un baro preso con l’asso nella manica, facendo pessima figura, punto. Ma non ha aggredito nessuno, è lui l’aggredito. Non ha intristito le regole del discorso pubblico e del conflitto politico, come stanno facendo gli estensori anche più raffinati dei mattinali di questura in voga, i mastini del nuovo perbenismo sessuale che ricorrono a tutte le risorse per alzare il livello del fango, e poi si lamentano compunti, chiesastici e perbenino quando la marea, per attrazione, sale.

Il gruppo Espresso rimane credibile come insieme di giornali laici, di battaglia civile, come organi spesso conformisti e talvolta arroganti della più sgangherata sinistra d’Europa, ma viene da ridere quando fanno i moralizzatori o le guardie svizzere."


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