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Egregio direttore,
Venendo all’articolo, poiché a partire dal titolo fornisce una rappresentazione soggettiva della Chiesa di Scientology, scrivo per fornire ulteriori informazioni.
Non ho motivo di discutere l’onestà intellettuale dell’autrice tenendo presente che la sig.ra Grosso racconta la sua esperienza risalente all’età di sei anni, attingendo a quell’ironia che potrebbe essere comunemente ricondotta a quando, da bambini, facevamo finta di stare benissimo o malissimo a seconda delle cose che volevamo o non volevamo fare.
Tuttavia l’ironia iniziale, predisponendo il lettore ad un atteggiamento di scetticismo nei confronti del soggetto trattato, finisce poi per tramutarsi in una ferma condanna di Scientology e di coloro che ne fanno parte.
Costringere significa obbligare qualcuno a fare qualcosa contro la propria volontà. Mi chiedo se questo è accaduto alla sig.ra Grosso, ma dalla descrizione della sua esperienza non pare essere il caso. Ad ogni modo il fatto di iscriversi compilando un modulo, se si desidera partecipare a determinate attività, è prassi quasi ovunque.
Tramite l’uso del condizionale, che solleva da ogni responsabilità civile e penale, viene riferito che Tom Cruise “… sarebbe stato ricattato e coinvolto” e quindi “… sarebbe stato partecipe” nell’organizzazione di punizioni corporali “… anche grazie al livello altissimo raggiunto nella gerarchia del culto”, poiché “… stando ad alcuni ex-adepti, l’attore sarebbe considerato alla stregua di una divinità”.
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