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Why-Not. Occasione mancata per la giustizia

Why-Not. Occasione mancata per la giustizia

Why-not, l’inchiesta per eccellenza finita con otto condanne e 36 assoluzioni.
Il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, è stato assolto.

Il governatore del Pd era imputato nell’ambito dell’inchiesta sugli illeciti e quindi sulla gestione dei finanziamenti pubblici giunti dalla UE. I giornali escono con pagine e pagine guarnite con le foto dei candidati alle regionali, con articoli che spiegano la bagarra in atto tra i diversi candidati anche del medesimo partito politico ma non dicono che il pomo della discordia è la spartizione del potere. Non aggiungono, come didascalia sotto le loro foto, la sfilza di reati che li vedono indagati a più riprese. Alle televisioni è stato vietato di mandare in onda programmi inchiesta. Bisogna non parlarne ora, non ricordare certe cose. Bisogna spulciare a lungo tra le pagine dei più imporntanti e letti quotidiani nazionali, per scovare qualche articolo riguardante le innumerevoli assoluzioni sul caso why-not. Qualche distratto giornalista del Metropolis scrive: - La procura generale di Catanzaro aveva chiesto la condanna di Loiero, indagato originariamente anche per corruzione ad un anno e mezzo di reclusione, solo per due ipotesi di abuso di ufficio. - Evidente il vizio in questa esposizione dei fatti, ’’solo per due ipotesi di abuso di ufficio’’. Ma c’è di più. Condannato a due anni di carcere Saladino, il principale indagato dell’inchiesta why-not. Ritenuto colpevole di abuso di ufficio, ed evidentemente per la nostra giustizia l’abuso di ufficio è un reato minore, assolto per le accuse di associazione a delinquere, truffa, frode nelle pubbliche riforniture. L’inchiesta why-not è stata nel dicembre 2008 al centro di uno scontro tra i diversi apparati dello stato. Un passo indietro.

Caterina Merante, ex responsabile della società Why not, associata alla Compagnia delle opere, supertestimone del noto procedimento penale avviato dal pm Luigi De Magistris, è stata intercettata a lungo, addirittura con «decreto di urgenza», senza essere formalmente indagata.

Intercettata a lungo da ottobre 2007 ad aprile 2008. In quel periodo la donna viaggiava da Catanzaro a Salerno a Roma per rendere dichiarazioni sull’ex premier, sull’ex ministro della Giustizia, su politici locali e nazionali nonché su magistrati calabresi ed esponenti delle forze dell’ordine e dei servizi segreti in contatto con il principale indagato, Antonio Saladino. Bisognava far luce su una serie di truffe a danno della Regione Calabria con riferimento all’erogazione di fondi pubblici destinati alla stabilizzazione di lavoratori temporanei. Sotto il mirino il consorzio Brutium Service, di cui Saladino era presidente e la Merante direttore generale, che con apposito contratto si accollò l’onere di sistemare - attraverso una serie di società consorziate - un tot numero di lavoratori precari già utilizzati dalla Regione. Un consorzio le cui attività furono oggetto di denuncia da parte di Alberto Zappa. Quando la Btrunium Service vinse l’appalto si avviava secondo l’accusa, «un congegno con evidenti attività truffaldine». Le persone assunte per un determinato lavoro, o ne facevano un altro o non lo svolgevano affatto. Risultanti nei libri paga ma non sui luoghi di lavoro.

L’inchiesta Why-Not si articolava a 360 gradi su ogni malaffare politico.
Riguardava i fatti di Cosa Nostra, conteneva le spiegazioni sulla crisi economica che ci è piovuta addosso, che faceva luce su molti misteri italiani. Una inchiesta che impazzava dalla Val d’Aosta alla Sicilia, una inchiesta che riprendeva il discorso interrotto di Falcone e Borsellino. Una inchiesta con congetture che andavano fino al 1972; quando il poliziotto Peri cominciò a battere a macchina il titolo di questa mostruosa storia.

Strage del treno Italicus
strage di Bologna
strage di Ustica
strage di Piazza Fontana
strage del rapido 904
omicidio Calvi
omicidio Pecorelli
omicidio Olof Palme
omicidio Semerari
colpo di stato militare in Argentina
tentativo di colpo di stato di Junio Valerio Borghese
tentativo di colpo di stato della Rosa dei Venti
caso dei dossier illegali del SIFAR
operazione Minareto
falso rapimento Sindona
tentativo di depistamento durante il rapimento Moro
rapimento Bulgari
rapimento Ortolani
rapimento Amedeo
rapimento Danesi
rapimento Amati
rapporti con la banda della Magliana
rapporti con la banda dei marsigliesi
inchiesta sul traffico di armi e droga del giudice Carlo Palermo
riciclaggio narcodollari (caso Locascio)
caso Cavalieri del Lavoro di Catania
fuga di Herbert Kappler
crack Sindona
crack Banco Ambrosiano
crack Finabank
scandali finanziari legati allo IOR
caso Rizzoli-Corriere della Sera
caso SIPRA-Rizzoli
scandalo dei Petroli
caso M. Fo. Biali

caso Eni-Petronim
caso Kollbrunner
cospirazione politica e truffa di Antonio Viezzer
cospirazione politica di Raffaele Giudice
cospirazione politica di Pietro Musumeci
cospirazione politica e falsificazione documenti di Antonio La Bruna
finanziamenti FIAT alla massoneria
Cefis è l’ideatore della cosca piduista, Gelli e Berlusconi gli ultimi eredi.

’Si sono creati comitati d’affari in Italia che hanno gestito in modo illegale il denaro pubblico’.

Comitati d’affari che ’hanno condizionato l’intero sistema economico e soffocato l’impresa privata creando un’economia che ruota attorno alla spesa pubblica, gestendo tutte le assunzioni e controllando gli appalti e anche il voto’.
La stessa lobby che è riuscita a sopravvivere a tutte le inchieste di cui è stata fatta oggetto e nelle quali inchieste rientrano tutti i più enigmatici misteri italiani.
La lobby che si avvale e si è avvalsa delle alleanze internazionali e che vede il suo apice con la UE.

L’ultimo giro d’affari della lobby all’italiana è Bruxelles che elargisce fondi e stanziamenti per il mezzogiorno degradato; il sud d’Italia. In questo vengono in aiuto i continui commissariamenti, ora per la gestione rifiuti, ora per la gestione sanità che esulano ogni controllo su il loro operato.

Inoltre nella UE è possibile continuare a lavare i soldi sporchi di sangue; proventi della malavita organizzata, la Svizzera non molla e difende il segreto bancario.
In Campania sono arrivati camion di miliardi dalla UE, commissariamenti su commissariamenti, appalti su appalti eppure continua a perire sotto i rifiuti, le discariche non a norma, la camorra che gestisce anche laria che i napoletani respirano, l’abuso edilizio, la mancanza di strutture idonee alla collettività, l’autostrada Salerno - Reggio non ancora finita ( 15 anni di cantieri ) e quanto altro.
Come la Campania la Calabria; una parte di questa regione non ha ancora l’acqua potabile in casa!

E così la Puglia, la Sicilia... ma anche la Lombardia. I lombardi dormo tra finti guanciali di civiltà dipinta a mano.

Soldi, miliardi di fondi pubblici mai arrivati o spartiti in fretta e furia in investimenti immaginari, agenzie sconosciute che aprono e chiudono con una rapidità sconcertante.

Cliniche private sovvenzionate da preti e politici, poi basta un blitz per scoprire l’incuria nella quale vivono i malati e fiumi di soldi spariti in certi conti...
Lo Stato italiano si batte per l’annullamento delle intercettazioni.
Costano troppo, violano la privacy, vengono usate e abusate contro angeli scesi in cielo.

L’Ansa batte:
Ammontano a quasi 400 milioni i debiti contratti dalle Procure verso le società private che forniscono gli strumenti tecnologici per le intercettazioni.
Quanto costa intercettare
circa 40 euro al giorno per intercettazione.
a Campobasso un’intercettazione costa 3,85 euro al giorno,
a Lodi 27 euro al giorno,
a Roma costa 19,05 euro al giorno,
a Catania 195 euro al giorno.

Tante le ordinanze di custodia cautelare per tanti funzionari del ministero del Lavoro nell’ambito di altrettante inchieste su finanziamenti elargiti dalla Comunità europea finalizzati a progetti per l’occupazione. Tante le indagini aperte in ogni regione di Italia riguardanti un sodalizio criminoso, agevolato dalla connivenza con organi dello Stato, attraverso il quale vengono finanziati progetti di studio per oltre tre milioni di euro a persone e società che forniscono lavori privi di valore scientifico, sociale e tecnico giuridico per diversi milioni di euro.

L’attività di indagine è iniziata nell’agosto 2008 quando il direttore di una banca si è presentato negli uffici del Commissariato mostrando dei sospetti su un nuovo cliente della propria filiale. L’uomo ha raccontato di un individuo presentatosi come P.R. che intendeva monetizzare un importo di 358mila euro depositato sul suo conto tramite un bonifico. P.R., dicendo di essere titolare di una società, aveva chiesto inoltre delle carte bancomat prepagate per l’importo di 2.500 euro cadauna per i suoi dipendenti, la possibilità di operare on line e alcuni assegni circolari del valore di 10mila euro ciascuno.

Il direttore insospettito sull’operazione richiesta e sull’atteggiamento guardingo del cliente si è rivolto alla polizia, portando con sè una copia del documento fornitogli. Dagli accertamenti effettuati dai poliziotti la carta di identità è risultata non essere mai stata rilasciata e le generalità fornite inesistenti. Gli investigatori hanno quindi dato il via alle indagini.

Nella prima fase dell’attività investigativa si è cercato di dare un volto all’uomo acquisendo le immagini relative alla sua presenza nella banca, il rilevamento sul dispositivo «biodigit» dell’impronta digitale, che è risultata essere artificiale, e poi prendendo contatti con l’istituto di credito Banca Network dal quale doveva giungere il bonifico. Anche qui è apparso il nome di P.R. quale intestatario di un conto, aperto come si è poi appurato, con un documento falso.

Come fa sapere la polizia, si è poi scoperto che le ingenti somme provenivano dal ministero del Lavoro e salute e delle Politiche sociali. Nella seconda fase dell’attività è emerso che la somma costituiva il corrispettivo per un progetto di studio richiesto nell’aprile 2008 dal ministero stesso attraverso una gara in cui erano state invitate altre tre società, risultando vincitrice quella di P.R., così che nel seguente mese di giugno il direttore generale del ministero aveva disposto il pagamento della somma.

La mancanza della pubblicità della gara, l’affidamento dei lavori ad una società costituita solo pochi giorni prima del bando, peraltro priva di sede di personale ed organizzazione, l’inesistenza del titolare e la sospetta celerità nei pagamenti, hanno indotto gli investigatori ad estendere gli accertamenti di polizia giudiziaria. Continuata l’indagine a ritroso nel tempo, gli investigatori hanno individuato altri 10 progetti di studio, per un importo complessivo di circa 3 milioni e 600mila euro, commissionati con la medesima procedura dal Ministero del Lavoro a società inesistenti o comunque prive dei requisiti necessari per l’espletamento dei lavori commissionati, facenti capo a prestanomi.

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