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Vittime del reale... e di Real Time

Il voyerismo del guardare dentro il buco della serratura è la dinamica di riferimento di quasi tutti i produttori di programmi tv. E noi ne siamo vittime consapevoli ed inconsapevoli. Basta fare un po' di zapping e fermarsi sul canale 31. Ogni giorno spunta un programma nuovo, un reality per l'appunto, del resto lo si può intuire dallo stesso nome del canale televisivo. Stiamo parlando di "Real Time", la rete che propone le più stravaganti trasmissioni dell'etere, affiancato da poco dal canale "fratello" "D-Max", nella maggior parte dei casi targate "America".

E così troviamo cuochi che si sfidano tra di loro (come se in Italia i programmi del genere scarseggiassero) anche a colpi di torte dalla dimensione e dall'aspetto esagerati; donne alla disperata ricerca di un abito da sposa mai sotto i 3 mila dollari (fortmat proposto anche nella versione "spose extra-large" e lì oltre alla pancia lievita anche il prezzo); spose alla ricerca dell'abito per le damigelle; gente che vende e compra casa come se cambiasse paio di scarpe; maniaci compulsivi che fanno la spesa solo con i coupon gratuiti accumulando prodotti per i prossimi 20 anni; maniaci dell'arte del conservare che li porta a finire sepolti in casa; consigli sul make-up e su come riciclare i vecchi oggetti con risultati che spesso fanno inorridire, ecc. ecc. 



Ma ce n'è uno che più degli altri mi ha lasciato a bocca aperta per il modo in cui ha diffuso un messaggio: "Il cibo ti fa bella". La puntata in questione focalizzava l'attenzione su una 35enne di origini italiane residente in Australia. La donna era 12 chili in sovrappeso a causa di un'errata alimentazione: pasta, lasagne, ravioli, cannelloni, babà e tavolette su tavolette di cioccolato che sgranocchiava davanti alla tv... forse carenza affettiva, visto che a causa del suo aspetto aveva difficoltà a relazionarsi col suo stesso compagno. Veniva più volte sottolineato che la donna mangiava cibo italiano non solo per gusto ma anche in onore alle sue origini.

All'arrivo della nutrizionista scoppia il caso: via il cibo italiano. La pasta fa male. Forma una specie di colla nell'intestino. E giù simulazioni ottenute con acqua e farina per dimostrare all'ignara protagonista cosa avveniva ll'interno del suo corpo ogni qualvolta mandava giù un piatto di pasta. Alla faccia della dieta mediterranea. E delle ricette genuine delle nostre nonne. La nutrizionista le svuota il frigorifero. Butta nel secchio le lasagne, i ravioli e quant'altro, sulla genuinità dei quali ho avuto dei dubbi anch'io, ma non perché siano dannosi alla salute e non nutrizionalmente validi. Il mio dubbio era strettamente legato alla qualità di ciò che vedevo lì!

Quella roba si avvicinava solo marginalmente a quanto siamo abituati a portare sulle nostre tavole. E comunque il gesto di buttare via tutto in quel modo mi è sembrato un vero e proprio schiaffo alla miseria. In un attimo la donna si ravvede. La portano in una stanza e sul letto le fanno trovare l'equivalente delle barrette di cioccolato che ingurgitava ogni mese corrispondente a 60 hamburger, ammonticchiati lì di fianco. Altro schiaffo alla miseria. Altro cibo sprecato. Lei non ci crede, non è possibile che in un mese riuscisse a fare ciò. Pianto liberatorio seguito da un bel giro sulla bilancia e da parte mia da un bel giro su un altro canale...

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